martedì 22 gennaio 2013

SAMARCANDA


TAMERLANO, GENGIS KHAN, HITLER E MARCO POLO
(e Roberto Vecchioni)

TOMBE INVIOLABILI, ARCHITETTI VOLANTI E UNA FUGA A CAVALLO



Tamerlano o meglio Itur lo zoppo (pare avesse una gamba di ferro o qualcosa di simile) fu un grande conquistatore turco succeduto agli uomini di Gengis Khan come regnante dell’antica città di Samarcanda.

Prima di partire per una delle sue tante vittoriose campagne, ordinò la costruzione di una meravigliosa moschea in onore della sua moglie preferita, Bibi – Khanum, una principessa mongola che avrebbe dato il nome al grande edificio.
La leggenda dice che l’architetto persiano incaricato dell’opera si innamorò della nobildonna, rallentando il procedere dei lavori in quanto non ricambiato nei suoi desideri. Alla lunga la donna finì per cedere a questa sorta di ricatto ma il focoso bacio sulla guancia dell'uomo le costò una evidente bruciatura.
Il tempio da mostrare a Tamerlano era finito ma il segno sul volto era un marchio d’infamia che la donna coprì con un velo, imponendo lo stesso a tutte le abitanti della città. Tutto questo non fu sufficiente a impedire al sovrano di scoprire la tresca al suo ritorno. Il velo rimase per tutte come imposizione (è una delle leggende legate all’uso dello chador) ma la moschea divenne la tomba della principessa mentre l’architetto riuscì a fuggire volando dalla cima di un minareto.
La triste storia che, come spesso accade, finisce per punire solo le donne e risparmiare gli uomini l’ho rubata e riassunta da una narrazione di Tiziano Terzani ma non è certo l’unico antico e misterioso racconto legato alla straordinaria città di cui voglio scrivere in questa pagina.
Un’altra curiosa vicenda è infatti quella del mausoleo dello stesso sanguinario condottiero Tamerlano, luogo detto Gur-I-Mir: un enorme edificio che, appunto, ospita ancora la tomba dell' Emiro nelle sue cripte.
Nel 1941 i resti di Tamerlano (confermati come tali anche dalle menomazioni alla gamba) furono riesumati da un antropologo russo (Samarcanda faceva parte della Repubblica Sovietica dell'Uzbekistan). 
Sul sigillo della tomba del grande sovrano trovarono scritto:

" chiunque violerà questo sepolcro sarà sconfitto da un nemico più terribile di me."

Il giorno dopo, 22 giugno, Hitler cominciò l’operazione Barbarossa per invadere l’Impero Sovietico.

Anche Marco Polo, nel suo “il Milione” descrive la Samarcanda di un secolo prima. La città era tappa quasi obbligatoria per la sua famiglia in quanto importante crocevia dell’ epoca lungo la “Via della Seta” e Marco narra di un presunto miracolo legato alla restituzione di una pietra sacra dai cristiani ai musulmani. Tale pietra reggeva, a quanto pare, una colonna di un tempio cristiano che anche dopo il prelievo di questa pietra restò incredibilmente in piedi. Un probabile enigma architettonico che i Polo poterono vedere con i loro occhi.

Ma quando penso al nome "Samarcanda" penso a un’altra storia, una antica favola raccontata da un grande cantautore italiano che parla di un uomo in fuga: un uomo su un cavallo che scappa da una donna alla quale nessuno può sfuggire
e infatti quella donna vestita di nero lo precede inesorabilmente

e lo attende già

a Samarcanda.

C'era una gran festa nella capitale perché la guerra era finita. I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise. Per la strada si ballava e si beveva vino, i musicanti suonavano senza interruzione. Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò e fu proprio allora che tra la folla, per un momento, a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.

Ridere, ridere, ridere ancora, Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera, brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora, il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora, vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano, fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino, e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale, figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare, dategli la bestia più veloce che c'è

"corri cavallo, corri ti prego fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola, bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale, so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grillie alle cicale, son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito, cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh






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