TAMERLANO, GENGIS KHAN, HITLER E MARCO POLO
(e Roberto Vecchioni)
TOMBE INVIOLABILI, ARCHITETTI VOLANTI E UNA FUGA A CAVALLO
Tamerlano o meglio Itur lo zoppo (pare avesse una gamba di
ferro o qualcosa di simile) fu un grande conquistatore turco succeduto agli
uomini di Gengis Khan come regnante dell’antica città di Samarcanda.
Prima di partire per una delle sue tante vittoriose campagne,
ordinò la costruzione di una meravigliosa moschea in onore della sua moglie
preferita, Bibi – Khanum, una principessa mongola che avrebbe dato il nome al
grande edificio.
La leggenda dice che l’architetto persiano incaricato
dell’opera si innamorò della nobildonna, rallentando il procedere dei lavori
in quanto non ricambiato nei suoi desideri. Alla lunga la donna finì per cedere a questa sorta di ricatto ma il focoso bacio sulla guancia dell'uomo le costò una evidente bruciatura.
Il tempio da mostrare a Tamerlano era finito ma il segno sul volto era un marchio
d’infamia che la donna coprì con un velo, imponendo lo stesso a tutte le
abitanti della città. Tutto questo non fu sufficiente a impedire al sovrano di
scoprire la tresca al suo ritorno. Il velo rimase per tutte come imposizione (è una delle leggende legate all’uso dello chador) ma la moschea divenne la
tomba della principessa mentre l’architetto riuscì a fuggire volando dalla cima
di un minareto.
La triste storia che, come spesso accade, finisce per punire
solo le donne e risparmiare gli uomini l’ho rubata e riassunta da una
narrazione di Tiziano Terzani ma non è certo l’unico antico e misterioso
racconto legato alla straordinaria città di cui voglio scrivere in questa pagina.
Un’altra curiosa vicenda è infatti quella del mausoleo dello
stesso sanguinario condottiero Tamerlano, luogo detto Gur-I-Mir: un enorme
edificio che, appunto, ospita ancora la tomba dell' Emiro nelle sue cripte.
Nel 1941 i resti di Tamerlano (confermati
come tali anche dalle menomazioni alla gamba) furono riesumati da un antropologo russo (Samarcanda faceva parte della Repubblica Sovietica dell'Uzbekistan).
Sul sigillo della tomba del grande sovrano trovarono scritto:
" chiunque violerà questo sepolcro sarà sconfitto da un
nemico più terribile di me."
Il giorno dopo, 22 giugno, Hitler cominciò l’operazione
Barbarossa per invadere l’Impero Sovietico.
Anche Marco Polo, nel suo “il Milione” descrive la
Samarcanda di un secolo prima. La città era tappa quasi obbligatoria per la sua famiglia in quanto
importante crocevia dell’ epoca lungo la “Via della Seta” e Marco narra di un
presunto miracolo legato alla restituzione di una pietra sacra dai cristiani ai musulmani.
Tale pietra reggeva, a quanto pare, una colonna di un tempio cristiano che anche
dopo il prelievo di questa pietra restò incredibilmente in piedi. Un
probabile enigma architettonico che i Polo poterono vedere con i loro occhi.
Ma quando penso al nome "Samarcanda" penso a un’altra storia, una
antica favola raccontata da un grande cantautore italiano che parla di un uomo in
fuga: un uomo su un cavallo che scappa da una donna alla quale nessuno può
sfuggire
e infatti quella donna vestita di nero lo precede inesorabilmente
e lo attende già
a Samarcanda.
C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino, i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.
Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora, vide che cercava lui e si spaventò.
"Salvami, salvami, grande sovrano, fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è
"corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh
Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grillie alle cicale, son scappato via ma ti ritrovo qua!"
"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito, cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.
Non è poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh