EI FU
Il
Duca di Wellington in persona scelse come carceriere dell’ex Imperatore
il segaligno Hudson Lowe: un aguzzino perfido ma di classe in quella prigione dorata e senza sbarre.
Fu un modo per vendicarsi del suo storico nemico.
Fu un modo per vendicarsi del suo storico nemico.
Sir
Lowe lo chiamava “Generale”: un po’ come chiamare scrivano il Manzoni
una volta vecchio. Chiunque altro sarebbe stato intimorito dall’enorme
personalità del prigioniero di Sant’Elena ma forse quell’inglese dagli
occhi di Jena un po’ godeva nel dimostrare superiorità nei confronti
dell’uomo che aveva avuto nelle sue mani l’intera Europa continentale.
Proprio quello il punto: Sir Hudson Lowe non apparteneva al Continente.
Napoleone
Buonaparte leggeva, leggeva e poco altro anche perché non gli era
permesso fare granché: sì, qualche passeggiata ma il suo spazio di
movimento era recintato e come se non bastasse a Sant’Elena piove sempre
e non è il massimo passeggiare sotto la pioggia non godendo di buona salute.
Reumatismi,
epatite, ulcera e non appena qualche medico si prodigava a fornirgli
più cure del necessario veniva subito allontanato dall’isola da Sir Lowe.
La piccola corte del Grande Imperatore poi non poteva essere di grande conforto per chi
aveva avuto milioni di persone sotto il suo comando. Si trattava di 3
generali, un mamelucco e il suo fantasioso biografo Las Cases, intento
più a romanzare proprie idee che a scrivere sotto dettatura di Bonaparte. Quest'ultimo fu
anche espulso ben presto da Sir Lowe, venutogli probabilmente a noia
eccessiva, così potè terminare il memoriale di Napoleone a suo piacimento.
Tre
volte sulla polvere, tre volte sull’altare. Questa volta però era
finita: se Lowe fosse capitato in una delle altre “vite” del Grande
Imperatore, questi se lo sarebbe divorato una volta libero, come aveva
fatto con altri nemici i cento giorni dopo l’Elba.
Ma ormai era finita. La storia gli avrebbe dato ragione, di questo era certo.
Lui:
dispotico, dittatore anti democratico oppure grande Capo di Stato
moderno e portatore di liberalità? Il suo despotismo era in fondo un
male necessario per domare il caos, le guerre civili ma questa è la
scusa di ogni dittatore. Egli scacciò le monarchie antiche e
opprimenti ma lo fece in un bagno di sangue che sconvolse l’Europa. Lo fece per sé e forse per la Francia, difficile dire quanto e se operò per gli "ideali"
Contraddittorio.
Il Corso nato contro i francesi, lottando contro la Francia ma poi vissuto per la gloria della Francia fino all'ultimo dei suoi giorni. L’uomo
del popolo che divenne oppressore nobile e vicino alla grande
borghesia. Il generale che infervorò l’Italia di idee liberali e
repubblicane per poi imporre l'assoluto dominio francese e infine l’Impero.
Meglio sarebbe stato morire in battaglia che vivere gli ultimi sei anni tra le fitte, l’ozio e i clisteri di Sant’Elena. La
noia di quel periodo è stata fino ad oggi emblematica nell'immaginario
collettivo tanto che molti "solitari di carte
impossibili" che ci insegnano ancor oggi vengono definiti come "I
solitari di carte che faceva Napoleone a Sant' Elena". Di certo Bonaparte aveva abbastanza tempo libero per riuscire a conluderne almeno uno
vittoriosamente.
D'altro
canto un po' tutto quello che circonda la storia e la sua persona è
avvolto da leggende, storie locali, miti e particolari veri o fantastici: la mano tra i bottoni della giacca come nel dipinto di Ingres, la sua
statura, i suoi amori, la data della sua morte nota anche agli studenti
più somari ma pure un teorema di matematica sui triangoli e poi frasi, aforismi a
volte davvero suoi.
Senza
dimenticare che per la Storia stessa quel breve periodo tra la
Rivoluzione e il Congresso di Vienna è l'inizio di un nuovo Mondo,
dell'età Contemporanea, delle Costituzioni Moderne, delle leggi, dei
trattati locali, degli archivi e delle anagrafi di tanti comuni e
città.
Napoleone e la Rivoluzione sono un po' il fulcro della Storia, il passaggio da antico a moderno.
Chi come lui? Chi se non il conquistatore per antonomasia, l'Imperatore, il Dittatore illuminato?
Meglio sarebbe stato morire in battaglia per l'uomo più celebre degli ultimi due millenni.
Ma il prezzo della sconfitta va pagato.
Più
umiliante della letteraria morte del Cesare che lo precedette 17 secoli
prima. Da un 15 marzo ad un altrettanto celebre 5 maggio Napoleone
Bonaparte terminò la sua agonia tra fitte non di pugnale ma di un tumore
allo stomaco. L’Europa si era liberata di un pericolo, di un tiranno per insediarne altri cento.
Il
seme gettato dall’Imperatore era però in tutta Europa: era il seme
stesso della Rivoluzione Francese, era la voglia di un mondo nuovo che
prima o poi sarebbe scoppiato tra le mani di tutta quella nobiltà che
era riuscita a riconquistarsi tutti i poteri.
Ed era tutto quello che un baronetto inglese non avrebbe mai potuto capire né concepire. Perché l’Inghilterra è un isola.
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