mercoledì 30 dicembre 2015

CINDERELLA

UNA  FAVOLA




Ricordo che c'era un principe, una sera di tanti anni fa

era molto freddo e lei stava per piangere: mi pare avesse perso una scarpetta

ma il Principe la prese tra le sue braccia e mangiarono insieme.

Giunse poi una fatina buona dai capelli dorati che li portò a una festa dove ballarono tra tante persone.

Si divertirono molto e la fatina buona e il principe le asciugarono le lacrime e le ridonarono il sorriso.

Era una fanciulla speciale, la più incantevole del Reame.

Poi la favola finisce: lei prende il treno

e il Principe torna al suo castello.


Non so, mi pare che sia andata così, anzi: ora che ci penso accadde altro, forse il finale era diverso.


Ecco, ora ricordo meglio: lui prova la stretta scarpina persa da Lei a tutte le fanciulle del Regno ma nessun piede riesce a calzarla.

Per cui il principe preferisce attendere il suo ritorno e finalmente, un giorno, la rivede ed è il giorno più bello

e la scarpina entra in quel piede alla perfezione.


poi però

Lei parte ancora, prende il treno

e il Principe ritorna al suo castello.





giovedì 12 novembre 2015

MUSICA E COLORI

STORIE E VOCI






LE BRET: Sta' calmo ora, sta' calmo, mantieniti.




CIRANO: Mantieniti? Sussulto già fulmineo di fremiti congeniti! Voglio un'intera armata da estinguere in un niente! Ho più cuori che braccia, e non mi è sufficiente spaccare in due dei nani, mi servono giganti!




Francis è abituato a picchiare, a difendersi.
Francis è nato ad Hoboken dove essere figlio di italiani è normale ma resta comunque un peccato. Anche quando diventi il più grande interprete musicale del secolo.

Ora che è ricco è famoso più di chiunque altro è comunque abituato alla diffidenza, a farsi giustizia con le sue mani. Sinatra beve, gioca, frequenta donne di ogni genere e se gli fai la domanda sbagliata non chiama l'avvocato ma potresti assaggiare il suo pugno destro.

Frank è un cattivo, un prepotente però ha un senso della giustizia e dell'amicizia  più profondo di molte delle persone a cui ha rotto il muso.


Sinatra ha bevuto, come tante altre volte ed entra al "Copacabana" come tante altre volte: è il numero uno di Las Vegas e i locali fanno a gara per averlo nelle serate e tra i tavoli dei casinò.


Questa volta, però, c'è qualcosa di diverso. C'è un negro con lui. Le guardie del corpo riconoscono entrambi: chi non conosce Sinatra e Davis Jr.? Magari molti hanno in casa i loro vinili ma nessuno vorrebbe in quel locale per bianchi un "colorato": "Non ha senso ma non è razzismo" direbbero: "E' che se un locale è per bianchi è così è basta. Ci può essere anche un negro educato ma poi ne vorranno arrivare altri cento e se si comincia a farne entrare altri è la fine"
Un conto è se vengono a cantare ma come ospiti in mezzo ai bianchi no, non è lo stesso!


I tavoli si fermano; la gente si volta e li guarda di traverso; chiamano altre persone.
I buttafuori li invitano ad uscire e intervengono altri responsabili ma Frank finge di non capire il problema.
Lui è il "Numero uno": nessuno può dirgli cosa deve o non deve fare e se entra Sinatra entra anche il suo migliore amico: non esistono neri, bianchi, italiani o portoricani. In pochi secondi il sangue va alla testa, il cantante dagli occhi blu spacca tavoli, affronta gli omoni che vogliono fermarlo e volano botte, succede di tutto.
Lui uno contro cento come Cirano alla porta di Nesle.

"Mafioso!"

Urla qualcuno


"Amico dei negri!"

Per stasera Frank ha perso e con qualche livido di troppo ma per gli avversari è una vittoria di Pirro.

Sammy Davis Jr. sarà in breve tempo un utente abituale dei casino di Las Vegas se vogliono ancora avere il Rat Pack di Sinatra tra i loro ospiti.

Anche perché Sinatra si comprerà presto l'intero locale


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In un' altra parte dell'America un altro uomo, in maniera diversa, sta cantando la sua vita e la sua canzone contro l'odio.


Anche lui ha fatto i soldi con la musica, tanti soldi ed i suoi dischi sono i più celebrati del momento. E' talmente famoso da essere stato soprannominato "King" come capita a volte ai più celebri artisti di colore. Tanto apprezzato da vendere più di Sinatra.


Nat "King" Cole nel 1948 può già comprarsi una bellissima casa in uno dei migliori quartieri di Los Angeles. Non ci sono altri "neri" in quel posto.
Qualcuno lo minaccia velatamente: tentano di intimidirlo tutte quelle inutili teste che hanno la fortuna di abitare al fianco di uno dei più straordinari interpreti del '900 e la fortuna magari di ascoltare ogni giorno da una finestra il suo pianoforte e la sua voce che incantava il mondo.

Nat non ha paura di nessuno: otto anni dopo terminerà addirittura un concerto ferito e sanguinante dopo un attacco e tentativo di rapimento sul palco e per tutta la vita si rifiuta di esibirsi in locali in cui non possono entrare neri.
I vicini, riuniti in associazione, cercano di essere chiari con lui:

"Non vogliamo persone indesiderabili nel quartiere"


"Neanche io - risponde -  e se vedo che qualche indesiderabile si trasferirà qui, sarò il primo a lamentarmi."




martedì 10 novembre 2015

I SOGNI DELLE SCROFE

LA VACCA, LE SCROFE E I SOGNI



“Che pensi?” chiese la Scrofa
che aveva le zampe affondate nel fango
alla Vacca vicina che stava fissando
le nuvole in alto, senza mangiare.

“Nel cielo lassù mi vorrei sollevare
- Rispose quell’altra, un po’ sospirante –
Il mio sogno è volare ma sono pesante
Così con la mente lo posso esaudire


E voi? Tra il cibo ed il fango di questo porcile
Avete voi scrofe un sogno speciale?”
“Li abbiamo anche noi – replicò l’animale -
Ma per realizzarli non abbiamo mai ali''.




lunedì 9 novembre 2015

LE PIACE SCIARE?



 IRONIA DELLA (S)ORTE


Nulla è totalmente privo di ironia.

E’ peculiarità dell’uomo coglierla, comprenderla, poterla narrare e reagire alle sue manifestazioni. Gli animali, i vegetali, i fenomeni naturali, l’Universo è costantemente attraversato dall’ironia ma solo noi umani possiamo davvero sorriderne.

C’è ironia persino in molte tragedie umane, per il modo o il momento in cui avvengono, pure nella catastrofe e qui ricordo con un sorriso quante volte i terremotati modenesi, seppure terrorizzati e nei guai, hanno saputo tirare fuori lo spirito migliore per non piangersi addosso e per risollevarsi il morale a vicenda.
E’ tipico di noi emiliani scherzare maledicendo il cielo e il destino

Anche nella mia vita, persino nei momenti più oscuri ho trovato paradossi che mi hanno provocato un riflesso muscolare involontario ai lati della bocca.

Si dice anche “Quando pensi di aver toccato il fondo, comincia a scavare”. Non è forse ironia?
 E allora, nei modi e nei tempi giusti, scherziamo su tutto: scherziamo su ciò che ci terrorizza, sui mostri della nostra infanzia fantastica e sui mostri reali della vita. Giochiamo con le parole e combattiamo anche quell’umorismo grossolano, razzista o maschilista che invade le nostre vite e che di ironia non ne ha un’oncia. L’ironia surclassa e annienta quelle sciocche risate di ignoranza che puntano a distruggere la dignità degli altri; le risate per infamare, per dividere, per deridere le diversità e le difficoltà o le deformità.

Per non essere mai sconfitti, nemmeno dall' invincibile falce della morte
ed è qui che voglio arrivare: alla grandezza di chi ha un moto di sfida persino al più imbattibile dei nemici

Come l’ironia un po’ involontaria di Filippide ad Atene, dopo la lunga corsa da Maratona:

“Gioite, abbiamo vinto!”

un attimo prima di terminare la sua esistenza per lo sforzo,



oppura quella altrettanto casuale di Jacques de la Palice:

Si il n'était pas mort, il serait encore en vie

che senza volerlo, per un’ incomprensione sul suo epitaffio, divenne celebre come simbolo di banalità e di ovvietà invece che per le sue gesta gloriose.



E' ironia tremenda e affascinante quella di Shakespeare che, nel momento più macabro e drammatico del Tito Andronico fa sì che Marco, fratello del protagonista, risponda allo stesso con una gaffe degna di una commedia moderna.

In un momento di sconforto, Tito, mutilato così come la figlia Lavinia, sembra quasi incoraggiarla a porre termine alla sua vita e quindi alle sue sofferenze. Marco lo rimprovera per queste dure parole:

"Via, via, fratello, non starle a insegnare a levar le sue mani con violenza contro la stessa sua tenera vita!"

TITO - Che! Il dolore ti ha rimbecillito?? .......... Qual violenza di mani può levare costei contro se stessa? ....
(le hanno mozzato gli arti)


Eppoi perché tanta tua insistenza sulla parola “mani”? 
Sarebbe come chiedere ad Enea di raccontar due volte la sua storia: di come Troia fu ridotta in fiamme!"




Ma l’ironia più vera e straordinaria è quella voluta: quella di chi cerca il riso tra le righe dell’amarezza. Di chi sa e vuole regalare buonumore nei suoi ultimi istanti

così come il grande Stan Laurel che, ormai immobile nel letto, pronunciò l'ultima frase prima dell'eterno riposo e disse alla sua infermiera:



«Mi piacerebbe essere in montagna a sciare».


e l'infermiera che lo seguiva gli chiese cortesemente:


«Le piace sciare, Sig. Laurel?».

«No, lo detesto, ma è sempre meglio che stare qui».




lunedì 12 ottobre 2015

DISGELO

DISGELO




La temperatura cominciava a salire mentre il ragazzo correva per raggiungere la sua amata lungo le strade imbiancate dalla neve. 

Pian piano si stava sciogliendo 
e quando la raggiunse era oramai liquida.





mercoledì 30 settembre 2015

JOSEPHINE DE BEAUHARNAIS

JOSEPHINE E LA BOTANICA


Giuseppina di Beauharnais, futura moglie di Bonaparte, conobbe il Generale in seguito all'amicizia comune con un noto professore e insegnante di botanica parigino.

Un giorno, sapendo del suo interesse, l'insegnante le chiese se fosse sua intenzione frequentare il Corso...




domenica 17 maggio 2015

SENZA SPERANZA

LA PROPOSTA


Erano usciti insieme qualche volta. 
Lei era bellissima e gentile con lui e il ragazzo si innamorò di lei. Non era mai uscito con una ragazza e nessuna si era mai realmente interessata a lui.
Pensò che non avrebbe avuto altre occasioni e decise di proporsi, di chiederle ufficialmente di diventare la sua ragazza.
In realtà era convinto anche che lei fosse troppo speciale per uno come lui; a sostegno di questa tesi c'era il fatto che uscisse con diversi altri ragazzi più alti, più espansivi e probabilmente più interessanti ma pensò che questa sua richiesta dovesse essere fatta ugualmente, anche sapendo di essere respinto. Gli amici, poi, lo deridevano perché ancora non aveva provato a baciarla e quindi non poteva più rimandare: lei avrebbe certo rifiutato ma almeno lui non avrebbe avuto rimpianti.

Mancavano solo i soldi: quelli mancano sempre a un povero studente innamorato così il ragazzo stipulò un patto con il gioielliere del paese: per il bellissimo anello con il quale proporsi alla persona che amava avrebbe pagato solo una piccola cauzione da recuperare il giorno dopo, una volta restituito l'oggetto con la sua bella custodia rossa.
Tra l'altro ebbe cura di scegliere un gioiello particolarmente bello e costoso che mai un ragazzo della sua età avrebbe potuto permettersi e questo rendeva la proposta decisamente impegnativa e imbarazzante. Il rifiuto era sicuro ma questo non era il punto: forse desiderava che lei si ricordasse in qualche modo di lui, ricordare per sempre il coraggio avuto in quell'occasione

Dopo una festa tra amici, riaccompagnandola a piedi, si fermò con lei sotto casa: emozionato ma pronto a valutare una qualunque reazione positiva, anche solo un mezzo sorriso di compiacimento nel restituirgli cortesemente il regalo.

I problemi veri e propri cominciarono nel momento in cui lei, stampandogli un bacio in bocca e correndo in casa senza dire altro, accettò l'anello.



They went out together a few times. She was beautiful and kind to him, and the boy fell in love with her. He had never a date and no one had ever been really interested in him. He thought that he wouldn't have other occasions and decided to propose, to officially ask her to become his girlfriend. Actually he was also convinced that she was too special for someone like him and in fact she used to went out also with others, but he thought that this request should be made equally, even knowing of being rejected. Friends, then laughed at him because he had not tried to kiss her yet and then could no longer put off: she would have refused, but at least he would have no regrets.But he had no money: money are always missing for a poor student in love so the guy signed a pact with the jeweler of the country: for the beautiful ring with which to propose to the person she loved he would pay only a small amount of security to recover the day after. returning the wonderful 'object with its beautiful red case. By the way it was a wonderful ad expensive gem that a boy his age couldn't afford and that made the proposal embarrassing. The refusal was sure.

After a party with friends, takin' her home, he stopped under her house: excited but ready to value just a little smile, just a sign of gratification in her eyes giving back his gift.

The real problems began when she, givin a kiss on his mouth and running upstair in the night without a word, accepted the ring.


ENIGMA DI FAMIGLIA

  STORIA ED ENIGMI DI UN SIGNORE CHE NARRA DELLE SUE VICENDE FAMIGLIARI



La moglie del mio primogenito vive a Nuoro con suo figlio ventenne frutto di un precedente matrimonio.
 

Quest’ ultimo, per uno strano caso del destino, si sposerà con la mia figlia più giovane.

Riassumendo: la nuora di Nuoro generò il mio genero.




venerdì 8 maggio 2015

SAMARCANDA


TAMERLANO, GENGIS KHAN, HITLER E MARCO POLO
(e Roberto Vecchioni)

TOMBE INVIOLABILI, ARCHITETTI VOLANTI E UNA FUGA A CAVALLO



Tamerlano o meglio Itur lo zoppo (pare avesse una gamba di ferro o qualcosa di simile) fu un grande conquistatore turco succeduto agli uomini di Gengis Khan come regnante dell’antica città di Samarcanda.

Prima di partire per una delle sue tante vittoriose campagne, ordinò la costruzione di una meravigliosa moschea in onore della sua moglie preferita, Bibi – Khanum, una principessa mongola che avrebbe dato il nome al grande edificio.
La leggenda dice che l’architetto persiano incaricato dell’opera si innamorò della nobildonna, rallentando il procedere dei lavori in quanto non ricambiato nei suoi desideri. Alla lunga la donna finì per cedere a questa sorta di ricatto ma il focoso bacio sulla guancia dell'uomo le costò una evidente bruciatura.
Il tempio da mostrare a Tamerlano era finito ma il segno sul volto era un marchio d’infamia che la donna coprì con un velo, imponendo lo stesso a tutte le abitanti della città. Tutto questo non fu sufficiente a impedire al sovrano di scoprire la tresca al suo ritorno. Il velo rimase per tutte come imposizione (è una delle leggende legate all’uso dello chador) ma la moschea divenne la tomba della principessa mentre l’architetto riuscì a fuggire volando dalla cima di un minareto.
La triste storia che, come spesso accade, finisce per punire solo le donne e risparmiare gli uomini l’ho rubata e riassunta da una narrazione di Tiziano Terzani ma non è certo l’unico antico e misterioso racconto legato alla straordinaria città di cui voglio scrivere in questa pagina.
Un’altra curiosa vicenda è infatti quella del mausoleo dello stesso sanguinario condottiero Tamerlano, luogo detto Gur-I-Mir: un enorme edificio che, appunto, ospita ancora la tomba dell' Emiro nelle sue cripte.
Nel 1941 i resti di Tamerlano (confermati come tali anche dalle menomazioni alla gamba) furono riesumati da un antropologo russo (Samarcanda faceva parte della Repubblica Sovietica dell'Uzbekistan). 
Sul sigillo della tomba del grande sovrano trovarono scritto:

" chiunque violerà questo sepolcro sarà sconfitto da un nemico più terribile di me."

Il giorno dopo, 22 giugno, Hitler cominciò l’operazione Barbarossa per invadere l’Impero Sovietico.

Anche Marco Polo, nel suo “il Milione” descrive la Samarcanda di un secolo prima. La città era tappa quasi obbligatoria per la sua famiglia in quanto importante crocevia dell’ epoca lungo la “Via della Seta” e Marco narra di un presunto miracolo legato alla restituzione di una pietra sacra dai cristiani ai musulmani. Tale pietra reggeva, a quanto pare, una colonna di un tempio cristiano che anche dopo il prelievo di questa pietra restò incredibilmente in piedi. Un probabile enigma architettonico che i Polo poterono vedere con i loro occhi.


Ma quando penso al nome "Samarcanda" penso a un’altra storia, una antica favola raccontata da un grande cantautore italiano che parla di un uomo in fuga: un uomo su un cavallo che scappa da una donna alla quale nessuno può sfuggire
e infatti quella donna, vestita di nero, lo precede inesorabilmente

e lo attende già

a Samarcanda.

C'era una gran festa nella capitale perché la guerra era finita. I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise. Per la strada si ballava e si beveva vino, i musicanti suonavano senza interruzione. Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò e fu proprio allora che tra la folla, per un momento, a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.

Ridere, ridere, ridere ancora, Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera, brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora, il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora, vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano, fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino, e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale, figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare, dategli la bestia più veloce che c'è

"corri cavallo, corri ti prego fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola, bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale, so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grillie alle cicale, son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito, cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda, corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh 


 


Tamerlane or better "Itur the lame" (apparently had a leg iron or something like that) was a great conqueror succeeded turkish men of Genghis Khan as ruler of the ancient city of Samarkand. Before leaving because one of his many victorious campaigns, he ordered the construction of a magnificent mosque in honor of his favorite wife, Bibi - Khanum, a Mongol princess who gave the name to the large building. Legend says that the Persian architect in charge of the work was in love with the noblewoman, slowing the progress of the work as unrequited in his desires. In the long run she ended up giving in to this kind of blackmail but the fiery kiss on the cheek cost her an obvious burn.The temple had been ended in time but the sign on his face was a stigma that the woman covered with a veil, by imposing the same to all the inhabitants of the city. All this was not enough to prevent the sovereign Itur to discover the affair on his return. The veil was for all as imposing (is one of the legends associated with the use of the chador) but the mosque became the tomb of the princess while the architect was able to escape by flying from the top of a minaret.The sad story, as often happens ends punishing only women and save the men. I have stolen and summed up this one from a story by Tiziano Terzani but it is not the only ancient and mysterious story related to the extraordinary city of Samarkand.

Another curious fact is about the mausoleum of the same bloodthirsty warlord Tamerlane, the place called Gur-I-Mir (the enormous building which still houses the tomb of the Emir in his crypt) .In 1941 the remains of Tamerlane (confirmed as such also by impairments in the leg), were exhumed from a Russian anthropologist (Samarkand was part of the Soviet Republic of Uzbekistan).

Seal on the tomb of the great ruler was written:"Whoever violates this tomb will be defeated by an enemy more terrible than me."The next day, June 22, Hitler began Operation Barbarossa to invade the Soviet Empire.

Even Marco Polo, in his "The Million" describes the Samarkand of a century earlier. The city was almost compulsory step for his family as an important crossroads of that period along the "Silk Road" and Marco tells of an alleged miracle linked to the restitution of a sacred stone by Christians to Muslims. This stone was holding, apparently, a column of a Christian church that even after the removal of this stone remained incredibly standing. A probable architectural enigma that Polo's could see with their own eyes. 

But when I think about the name "Samarkand" I think of another story, an ancient tale told by a great Italian singer about a man on the run: a man on a horse who run away from a woman to whom no one can escape
and in fact, that woman dressed in black, precedes him inexorably
and already awaits him in Samarkand.


There was a big celebration in the capital since the war was over.  The soldiers were all returned home and had let down their currencies. 
 On the street everybody were dancing and drinking wine, the musicians played without interruption.  
It was spring and women could finally, after so many years, embrace their men.  
At dawn the fires were extinguished and it was at that point that, in the crowd, for a moment a soldier saw a woman dressed in black 
who looked at him with maliciuos eyes.
Laugh, laugh and laugh again, Now the war can't frighten anymore, 
burn all uniforms in the fire at night, burning in the throat filled with wine,
music of tambourines until dawn, the soldier who danced all night saw in the crowd that black lady, 
he saw that she was looking for him and got scared. 
 "Save me, save me, great king, let me get away, get away from here, 
at the parade She was near me, and She looked at me with malice" 
"Give him, give him an animal, son of lightning, fit for a king, 
soon, as soon as he can run away, give him the faster beast
"run horse, please hurry up! until to Samarkand I will lead you, 
do not stop, flies please! Run like the wind that I'll save myself
oh oh, oh, horse! oh oh horse, oh oh, horse, oh oh
Rivers then fields, then dawn was purple, white were the towers that finally touched, but there was in the crowd that black lady 
tired of running his head bowed: 
"You were among the people in the capital, I know you were looking at me with malice, 
I escaped away among crickets and cicadas, I ran away but now I find you here! "
 "You're wrong, you fooled yourself, you're wrong soldier: I didn't look at you with malice, it was only a surprised look, 
"what were you doing the day before yesterday there?"  I think to wait for you here in Samark and you were so distant two days ago, 
I feared that, listening to the band, you couldn't be here in time. 
It's not so far Samarkand, race horse! Race there ... 
I sang with you all night long: run like the wind that I will comes 
oh oh horse, oh, oh horse oh oh horse, horse oh oh oh oh



mercoledì 6 maggio 2015

CRONACA

IL RE TRAVICELLO



Olim ranae errantes liberae in paludibus magno cum clamore ab Iove petiverunt regem ut dissolutos mores vi compesceret.


Pater deorum risit atque ranis dedit tigillum, quod magno strepitu in stagnum cecidit. Dum ranae, metu perterritae, in limo latent, una tacite e stagno caput protulit et, explorato rege, cunctas evocavit. Aliae ranae, timore deposito, supra lignum insiluerunt et inutile tigillum omni contumelia laeserunt, postea ad Iovem nonnullas miserunt ut alium regem peterent.


Tum Iuppiter misit horribilem hydrum, qui ingentem ranarum caedem fecit. Frustra miserae ranae per totam paludem currebant ut mortem vitarent; denique furtim ad Iovem Mercurium miserunt petiturum ut ille rursus infelices adiuvaret. Tunc contra deorum rex dixit:" Quia noluistis vestrum bonum ferre, nunc malum vestrum perferte!"


Fedro

UN TEMPO LE RANE , CHE ERRAVANO LIBERE NELLE AMPIE PALUDI , CHIESERO A GIOVE UN RE PER FRENARE CON LA FORZA I COSTUMI DISSOLUTI. IL PADRE DEGLI DEI RISE E DIEDE ALLE RANE UN TRAVICELLO , CHE CADDE CON GRANDE STREPITO NELLO STAGNO . MENTRE LE RANE ATTERRITE DALLA PAURA SI NASCOSERO NEL LIMO , UNA RANA IN SILENZIO TRASSE FUORI LA TESTA DALLO STAGNO , ESPLORO’ ATTENTAMENTE IL LEGNO E CHIAMO’ TUTTI . LE RANE ABBANDONARONO IL TIMORE E COLPIRONO L’ INUTILE TRAVICELLO CON OGNI AFFRONTO . POI ALCUNE DI LORO MANDARONO A CHIEDERE A GIOVE UN ALTRO RE . ALLORA IL RE DEGLI DEI MANDO’ NELLO STAGNO UN ORRIBILE IDRA CHE FECE UN INGENTE STRAGE DI RANE . INUTILMENTE LE MISERE RANE CORREVANO PER TUTTA LA PALUDE PER EVITARE LA MORTE . ALLA FINE DI NASCOSTO MERCURIO MANDO’ A GIOVE PER RAPPACIFICARSI UN INFELICE. MA IL RE DEGLI DEI CASTIGO’ LA STOLTEZZA DELLE RANE CON DURE PAROLE : POICHE’ NON AVETE VOLUTO TOLLERARE IL VOSTRO BENE , ORA TOLLERATE IL VOSTRO MALE.


Oonce, the frogs that wandered free in the large swamps,asked to Zeus a king to cure with strength the bad morality. The Father of the Gods laughed and gave a little beam to the frogs which felt with a big tumult in the pond. While all the terrified frogs hid themselves in the mud, one of them, silently drew his head out of the pond, explored carefully the wood and call all the others. The frogs abandoned all fear and struck the useless little beam with every kind of outrage. Then, some of them, asked Jupiter a new King. Then, the King of Gods, sent them a horrible Idra which made a huge massacre of frogs. uselessly the poor frogs run everywhere in the swamp to avoid death. At the end, in hiding, mercury sent one of the unhappy to Jupiter to make peace. But the King of Gods punished the foolishness of frogs with hard words: "While you didn't want to tolerate your Good, now tolerate your evil!"