lunedì 9 gennaio 2012

FACCIAMO UNA PAUSA

Una delle espressioni più di moda nella poesia come nei testi di canzoni un po' dozzinali è "Silenzio assordante"
Un evidente ossimoro, appunto inflazionato ma di grande efficacia: un'immagine forte per chiunque.

Nell'arte legata più strettamente all'ascolto e all'orecchio i silenzi contano forse quanto i suoni, i rumori o le parole. Il senso di una frase è dato dal suo interrompersi in dati momenti e sul palcoscenico di prosa i ritmi sono dati dai silenzi più che dalla velocità di pronuncia degli oratori.

A volte è nel silenzio che "sentiamo": nel silenzio profondo percepiamo meglio il battito del nostro cuore, il rumore dei nostri pensieri, le nostre angosce.

Certo, in musica potremmo dire che la pausa sia solo l'assenza di note: tecnicamente inizia quando finisce l'ultimo suono e comincia il successivo, quindi è come una mancanza dell'elemento fondamentale. Eppure, guardando uno spartito, non si ha questa impressione: i simboli delle note e delle pause si susseguono riempiendo lo spazio in un meccanismo perfetto e matematico. Non c'è niente di vuoto: pause e note riempiono il vuoto.

"Si stia pure fermi e muti come sassi: la nostra stessa passività sarà un'azione"  (Sartre)

Nessun insegnante di canto può trasmetterci doni artistici, semmai tecnici (ma anche questo avviene di rado). La pausa nel canto e in poesia si combina con gli accenti fino a determinare cosa stai cantando o leggendo. La sosta musicale può appendere il tuo cuore per mezzo, un secondo, persino di più per poi farlo esplodere all'improvviso nel ricevere il completamento della frase parlata e cantata.

I maestri delle pause sono, credo, i grandi cantanti attori della rivista italiana come Petrolini prima e Fabrizi dopo. Ma che dire dei monologhi di De Filippo o ancora Walter Chiari e Proietti che delle pause interminabili hanno fatto un arma micidiale nelle loro battute e barzellette. In musica i re sono forse i crooner del dopoguerra come Sinatra e Tony Bennet perché lo swing permette di giocare sui ritmi e le sillabe come pochi altri generi sanno fare ma anche tutto quel genere musicale legato al teatro e alla canzone recitata che ha come più alto rappresentante Charles Aznavour.

Quel silenzio che ci lascia trepidanti è il protagonista assoluto in Quasimodo


Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole: 

  ed è subito sera.
cosa sarebbe questo brevissimo componimento che tutti conosciamo, senza quella sesta prima della liberazione finale. E' tutto in quello spazio, in quella attesa.


Qui vi lascio, però, con un esempio di uso geniale e straordinariamente prolungato della pausa che permette anche di creare un curioso gioco di parole. Parliamo del "Rocky Horror Show"






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