CITA
Un mese fa si diffuse la notizia della morte di Cita o meglio "Cheeta": lo scimpanzé-attore il cuo vero nome era Jiggs che interpretò il celebre animale nei più noti tra i film di Tarzan degli anni '30. Erano le pellicole in cui il muscoloso uomo della Jungla viveva attraversa il corpo (più che la recitazione) del campione di nuoto Johnny Weissmuller e Cheeta era l'unico altro personaggio che possiamo ricordare oltre a Jane e al protagonista stesso. A meno che qualcuno non sia così esperto da conoscere i nomi dei "cattivi inglesi" con cappello coloniale e fucile al braccio o sia capace come Moira Orfei di riconoscere qualche elefante o leone in particolare.
In realtà si è trattato di una bufala che il proprietario stesso trascina da molto tempo, vantando una longevità incredibile e fasulla dell'animale nato invece negli anni 60 e involontario impostore di un simile esemplare morto nel 1938.
La riflessione che però mi ha regalato questo decesso, oltre al ricordo romantico di un cinema d'azione semplice e ingenuo, è sull'incrocio di destini tra la finzione e la realtà.
Lord Greystoke, Tarzan, la cui sorte lo proietta nel romanzo originale da neonato figlio di nobili inglesi a cucciolo d'uomo allevato nella jungla da una coppia di gorilla, in un ambiente innaturale per gli esseri umani nel quale lui riesce ad adattarsi vivendo esattamente come una scimmia.
Cheeta o meglio Jiggs: figlio di scimpanzé nato probabilmente in una foresta o comunque naturalmente creato per viverci e che invece si trova da piccolo fino alla morte tra Los Angeles e New York dove vive come un essere umano, cresciuto da una coppia di esseri umani e adattato in un ambiente per lui del tutto innaturale.
Ecco l'assurdo, ecco lo strano scambio tra le vite di un personaggio finto e uno reale: insieme sullo schermo ma che raggiungono il massimo della celebrità semplicemente per aver vissuto le loro vite in maniera invertita e opposta alla rispettiva natura.