venerdì 1 ottobre 2010

PAOLO ED EVA


GENESI SECONDO PAOLO





GENESI 1,1

Il padrone piantò un giardino, in Oriente

 Lì fu posto Paolo perché lo custodisse e lo coltivasse
Il Padrone diede questo comando a Paolo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino ma di quest'albero al centro non devi mangiare, perché ne moriresti"
"E sia" rispose Paolo "...certo che gli altri alberi sono tutti cachi e a me i cachi non piacciono perché hanno tutta la bavetta...comunque obbedisco..."



 
GENESI 1,2
 
Poi il Padrone disse: "Non è bene che Paolo sia solo: gli voglio fare un aiuto che sia a lui simile". Allora il Padrone pose al suo fianco LUCIANO.



Paolo parve non gradire LUCIANO in quanto TROPPO simile a lui, così il Padrone pose al suo fianco EVA.
Paolo guardò bene la sua nuova compagna. Essa era tutt'altro che desiderabile e disse: "Posso riavere LUCIANO?" ma ormai era troppo tardi
e Paolo vide che non era cosa buona.

 



GENESI 2

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche, poi giunse un ippopotamo che lo calpestò involontariamente ed il serpente non fu più la più astuta tra tutte le bestie selvatiche perché morì.

Così uno gnu dovette andare da Eva e disse: "E' vero che il padrone ti ha detto che non dovete mangiare dell'albero al centro del giardino?"

"No, rispose Eva - lo ha detto a PAOLO mica a me e comunque Paolo dice che non dobbiamo ugualmente perché pensa che faccia più schifo ancora dei cachi"

"Non fa schifo . disse lo gnu - è solo molto pericoloso!"

A quella parola Eva prese subito dei frutti dell'albero al centro del giardino e scoprì che erano buoni. Ne diede a Paolo che rifiutò con sdegno ma Eva disse che erano fortemente lassativi e lui ne consumò decine.

Improvvisamente - forse a causa della vitamina A dei frutti pensò Paolo - i due si accorsero di essere nudi e Paolo si affrettò a coprire Eva con grosse foglie per non vederla più nuda che, sinceramente, era uno spettacolo disgustoso.
Poi si coprì anche lui ma non conosceva ancora tutte le piante del giardino e da quel giorno decise che non si sarebbe più usata l'ortica per tali necessità.

Il Padrone li rintracciò e disse a Paolo: "DOVE SEI???"

Rispose lui:
"Ho sentito il tuo passo e ho creduto che fossi LUCIANO, sai: sono nudo ed avevo paura"

"COME HAI FATTO A SAPERE CHE ERI NUDO? HAI MANGIATO LA VITAMINA A DEI FRUTTI DELL'ALBERO DEL GIARDINO?"
"Lo sapevo che era la Vitamina A" pensò PAOLO.... "Sì, SONO NUDO ma aspetti...il peggio deve ancora venire: anche EVA è nuda, è una cosa terribile! Comunque i frutti me li ha dati lei, con l'inganno! Non sono per niente purganti!"

"EVA! CHE HAI FATTO????"

"E' stato lo gnu" rispose EVA

"GNU!CHE HAI FATTO????"

"E' colpa dell'ippopotamo, padrone, altrimenti lo avrebbe fatto il serpente e questo si sa"  precisò lo gnu.

"SERPENTE!!! Ah, no, il serpente è morto.... COMUNQUE SAPEVATE CHE CHI MANGIA QUEI FRUTTI MORIRA'??!!!!!"

"No. ORA lo sappiamo - rispose PAOLO - e dunque?"

"APPUNTO.
MORITE E BASTA"

FINE

 

mercoledì 15 settembre 2010

SUL MEZZO


IL VIAGGIATOR DISTRATTO



Io sono il viaggiator distratto
nel tratto tra Bologna e Monteveglio:
addormentato fin dal Meloncello
soltanto in cima a Zocca mi risveglio.
E' meglio ch'io non lasci mai un ombrello
...appeso: l'autobus ha già la collezione
di oggetti con la firma del mio nome




autobus_atc_bologna_2

domenica 5 settembre 2010

CYRANO


DENTRO


Ces grands airs arrogants !
Un hobereau qui... qui... n'a même pas de gants !
Et qui sort sans rubans, sans bouffettes, sans ganses !


Moi, c'est moralement que j'ai mes élégances
Je ne m'attife pas ainsi qu'un freluquet,
Mais je suis plus soigné si je suis moins coquet ;

Je ne sortirais pas avec, par négligence,
Un affront pas très bien lavé, la conscience
Jaune encore de sommeil dans le coin de son oeil,
Un honneur chiffonné, des scrupules en deuil.

Mais je marche sans rien sur moi qui ne reluise,
Empanaché d'indépendance et de franchise ;
Ce n'est pas une taille avantageuse, c'est
Mon âme que je cambre ainsi qu'en un corset,
Et tout couvert d'exploits qu'en rubans je m'attache,
Retroussant mon esprit ainsi qu'une moustache,
Je fais, en traversant les groupes et les ronds,
Sonner les vérités comme des éperons.




TRADUZIONE IN VERSI 


Che modi arroganti!
Uno zotico che esce senza guanti!
senza alamari, nastri e galloni!


Ma è moralmente che ho le mie distinzioni!
Io non mi atteggio come un fighetto
ma sono più pulito se son meno perfetto:

Io non uscirei mai con, per negligenza,
un affronto mal lavato, la coscienza
ancora ingiallita di un occhio assonnato
un onor gualcito, uno scrupolo non lavato

ma io marcio senza nulla in me che non risplenda
con pennacchi di indipendenza e tremenda
franchezza; non ho una gran misura del mio petto
ma l' anima tengo dritta come in un corsetto
e ricoperto di avventure, come nastri che io allaccio
drizzando il mio spirito come dei baffi, io faccio
in mezzo ai falsi e ai birboni
suonar le verità siccome degli sproni!





 



E. Rostand



CYRANO
 

lunedì 30 agosto 2010

GIOCHI D'INFANZIA


BATTAGLIA NAVALE



Giocavo a battaglia navale ma in un modo nuovo.

"Le navi si muovono, nel mare - così pensai - se voglio che tutto sia più realistico posso spostarle per evitare che siano colpite"
Il mio avversario chiamava le combinazioni di lettere e numeri ma le mie corazzate viravano per tempo sentendo l'attacco imminente grazie a una semplice matita dotata di gomma (questo dimostrava che le navi a matita sono più agili di quelle disegnate a biro)

I miei colpi invece giungevano precisi sul bersaglio quasi sempre: ci vuole un'ottima vista per essere bravi soldati in mare e io riuscivo spesso a vedere le posizioni avversarie dal momento che l'altro giocatore non copriva a sufficienza il suo foglietto (pessima strategia di difesa per un generale).

Con questa tattica mi credevo imbattibile finché un pomeriggio il mio vicino di casa Alex mi sconfisse pesantemente per tre partite a zero.
Solo dopo molto tempo mi raccontò di aver usato in quella occasione una tattica ancora più ingegnosa: Alex le navi non le disegnava nemmeno, fingeva di farlo. "Militarmente parlando - mi disse - mi sembrava giusto proteggere la mia flotta in un porto più sicuro piuttosto che esporla a una prevedibile decimazione in campo aperto"








GIOCHI D

venerdì 27 agosto 2010

TURISTI IN ITALIA


PLEASE, DON'T DO IT

Torno a scrivere sul mio amato quaderno d'appunti per proporre una delle mie amate classifiche, simile ad altre che già pubblicai tra queste pagine.




Nei miei viaggi per le città ed i paesi italiani (ché credo di averne visitati un buon numero) mi ha sempre incuriosito osservare i comportamenti dei turisti stranieri.
Muoversi in una nazione che non è la propria crea sempre un minimo di difficoltà che fanno nascere situazioni umoristiche o ridicole.

Colpisce particolarmente però, suscitando riso e commiserazione, tutta quella serie di comportamenti abituali e ripetuti quasi da chiunque decida di visitare il nostro magnifico paese che sono da considerarsi fuori luogo, pacchiani o che identificano comunque "il turista straniero" come tale senza bisogno di osservarne i connotati.

Per questo ecco di seguito la mia personalissima




CLASSIFICA DEI GESTI E DEI COMPORTAMENTI DA SCONSIGLIARE AL TURISTA STRANIERO
 



(a partire dalla ottava posizione)




 



8. UTILIZZARE PAROLE IN LINGUA SPAGNOLA O GRECA QUI DA NOI convinti che nel mediterraneo parlino tutti una lingua comune.

7. UTILIZZARE PAROLE E CANZONI NAPOLETANE IN TUTTA ITALIA PER FAMILIARIZZARE CON SCONOSCIUTI  convinti che il meraviglioso patrimonio culturale partenopeo sia noto e fatto proprio anche a Desenzano sul Garda

6. PRESENTARSI ALLA STAZIONE DEI TRENI DI BOLOGNA IL 14 NOVEMBRE IN BERMUDA.
   Tipico di tedeschi e nordici, uomini tra i 20 e i 40 anni. Primo: non siamo in Turchia. Secondo: anche se loro non sentono freddo...noi sì!

5. ORDINARE "SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE" : Al massimo sarebbero al ragù ma in tutto il mondo ti portano un orrenda salsa di carne ben lontana da quella originale e comunque un ristorante serio non spreca il ragù sugli spaghetti. sono necessarie perfette tagliatelle fatte dalle sfogline!  (e molti continueranno a preferire spaghetti stracotti e collosi a perfette tagliatelle al dente).

4. FERMARSI AI BANCHETTI DEGLI AUTOGRILL PER SCOMMETTERE "AI 3 BICCHIERI CON LA PALLINA NASCOSTA"

RULLO DI TAMBURI. PRIME 3 POSIZIONI

3. ACQUISTARE RIPRODUZIONI DI MONUMENTI (i piu' noti)  IN SCALA 1:30    
 Ma che razza di mensole hanno in casa?????

2. LA FOTO IN PROSPETTIVA MENTRE SI SOSTIENE LA TORRE DI PISA.
vi prego non fatelo...rendetevi conto....siete tra i duecentomila turisti all'anno con la stessa foto. Vi concedo il centurione romano muscoloso ma questa no!

1. GUIDARE SULLA CORSIA DI SINISTRA (per i britannici). Ammetto di non averlo mai visto di persona. Comunque sarete d'accordo che sia cosa da non fare assolutamente.





   
 
 
 
 


STRANIERI IN ITALIA



http://www.youtube.com/watch?v=8T1mv1XPQu4




http://www.youtube.com/watch?v=8T1mv1XPQu4








 

venerdì 16 luglio 2010

LENTAMENTE MUORE


LENTAMENTE MUORE

(di sicuro non è di Neruda, l'importante è che non la reciti Mastella)

 



Lentamente muore 
chi mangia 10 uova fritte con il mascarpone ,
cioccolati,
wurstel e dolciumi olandesi dopo una carbonara -
(ma morirà comunque tra atroci dolori)

Muore lentamente chi vuole farsi investire
ma anziché aspettare un tir
sceglie di sdraiarsi su uno stretto rettilineo
mentre passa su di lui la dodicesima tappa del tour de France.

Muore lentamente chi crede per anni sia facile fermare con la fronte sul muro una banconota lasciata cadere dall'alto mille volte,
chi mangia ogni sera al Cinese per completare i bollini,
chi non ricorda mai quello che ha appena fatto e per senso del dovere si reca all'AVIS quattro volte nella stessa mattina per il prelievo.

Evitiamo la morte a piccole dosi, quando fare il trapezista sull'alta tensione potrebbe semplificare il compito.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida fine.


 


 

giovedì 1 luglio 2010

INFINITO


Mi innamorai di questi versi quando avevo più o meno sei anni ed è uno dei più antichi ricordi della mia vita.
Io, immerso nella vasca, che leggo su una vecchia raccolta dei "Canti" di Leopardi e imparo a memoria alcuni versi della prima poesia della mia vita.

Nemmeno sapevo bene cosa fosse una poesia: nella mia ancora breve vita avevo letto e ascoltato solo filastrocche, canzoncine, favole. I grandi componimenti in versi erano un mistero mescolato ai tanti libri della biblioteca di casa, uno di quei volumi più leggeri che avrebbe dovuto attirarmi per l'abbondanza di spazi bianchi tra le parole rispetto a un libro tradizionale, per la brevità di quelle letture ma che mi pareva, al contrario, qualcosa di troppo distante da me e in un linguaggio da adulti. Non ne vedevo un inizio e una fine, non raccontava una storia.

Poi incontro Giacomo Leopardi, per caso. Tutto perché mi era capitato di ascoltare i primi versi dell' "Infinito" in uno sceneggiato televisivo sulla sua vita e per quel poco che potevo capire allora ero rimasto impressionato dal senso di oppressione che mi comunicava quella sua adolescenza di provincia, con una famiglia e un'educazione rigida. Non so perché ma mi ero convinto che il primo verso "Sempre caro mi fu quest'ermo colle" fosse riferito a una piccola collinetta davanti casa, come quelle collinette di terra che avevo nel giardino della scuola e che Leopardi, per qualche diniego paterno, non si fosse mai allontanato da casa e non avesse mai oltrepassato quella collina. "....Che di tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude": c'era quella maledetta collina e quella siepe, sì gli erano care, però non riusciva neanche a vedere cosa ci fosse oltre.
Lo dipingevo ben più limitato e oppresso dalla famiglia di quanto effettivamente non sia stato.

Era la mia prima vera immagine poetica.
Neppure potevo ben capire la profonda cultura e filosofia nascosta dietro ogni verso ma mi affascinava questo giovane uomo che immaginavo non essersi mai allontanato da casa
tanto da non aver visto neppure cosa ci fosse oltre quella collina, quella siepe


ma solo ora, dopo così tanto tempo
comprendo tanto di questa poesia
e sono forse più vicino a chi l'ha scritta.
Solo adesso vedo oltre quella siepe, ascolto e temo
silenzi terribili e sono richiamato al pensiero dell'esistenza
da un insetto, una foglia, un albero.
E pure mi ritrovo a fuggire da questa realtà inaccettabile
naufragando nell'Infinito



L'INFINITO
Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle

e questa siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e il suon di lei: Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

martedì 12 gennaio 2010

LETTERA DI RISPOSTA

IL CAMALEONTE





....Per il resto sono quello che voglio a seconda del momento:
un camaleonte, un innovatore all'antica, un Gandhiano coi forconi.

 
Sono antico e moderno: uso facebook ma le frasi carine alle ragazze le scrivo su carta e non le mando via SMS, le fortunate che le ricevono le cestinano ma possono anche distruggerle con il laser. 

 
Amo l'Italia ma vivrei volentieri in un paese migliore (cioè quasi tutti).
Vorrei ordine, regole, rigore, pulizia e disciplina senza eccezioni ma poi ho in mente il furore proletario anti borghese.


Quando ascolto Tony Bennet però, quando sono seduto su un divano ed ascolto tony Bennet non provate a mettere su Rihanna o ne pagherete le conseguenze.....

sabato 9 gennaio 2010

E LE STELLE STANNO A GUARDARE....

L'ANNO CHE VERRA'



Davvero signori, davvero

è un dispiacere deludervi

nessuno conosce il nostro futuro: il fatto stesso che crediamo a chi predice il futuro ancor prima che esso avvenga la dice lunga.
Nessuno parla coi morti, se lo facesse non capirebbe comunque cosa dicono.
Nessuno vede il futuro nelle stelle, fossero anch'esse capaci di modificare la nostra vita non esiste uomo in grado di capire come.
Nessuna posizione o congiunzione astrale, niente di niente.

Le stelle sono meravigliose compagne e testimoni dei nostri sentimenti, straordinaria scenografia dei nostri amori e delle nostre solitudini: ancora molti vogliono ridurle a spietate fautrici del nostro destino, capaci di decidere del bene e del male.

E poi è inutile, per quanto ci sforziamo non è possibile negare cinque secoli di scienza che hanno decretato la morte dell'astrologia in mille maniere.
 
Ricordate "I vestiti nuovi dell'Imperatore" ?  Lo stesso avveniva alle corti per gli astrologi: solo uno sciocco non poteva credere loro. Non parliamo del popolo che, allora come oggi, crede a tutto.

Per alcuni è solo un gioco divertente ma tale gioco permette all'astrologo di vivere nell'ozio e a chi lo legge di lavorare otto ore in ufficio.

In mente ho solo un pensiero divertente: quando un bambino pronuncia frasi insensate gli adulti ridono, quando dice le stesse cose un astrologo lo ascoltano invece con attenzione. Gli credono pure.



pleiadi-marco

venerdì 8 gennaio 2010

LA QUERCIA DEL TASSO

LA QUERCIA DEL TASSO
Achille Campanile



Quell'antico tronco d'albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand'essa era frondosa.


Anche a quei tempi la chiamavano così.


Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.


Meno noto è che, poco lungi da essa, c'era, ai tempi del grande e infelice poeta, un'altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.


Un caso.


Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la "t" maiuscola e della quercia del tasso con la "t" minuscola. In verità c'era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto, per distinguerlo dall'altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso.


Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano "il tasso del Tasso"; e l'albero era detto "la quercia del tasso del Tasso" da alcuni, e "la quercia del Tasso del tasso" da altri.


Siccome c'era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch'egli), il quale andava a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: "E' il Tasso dell'olmo o il Tasso della quercia?".


Così poi, quando si sentiva dire "il Tasso della quercia" qualcuno domandava: "Di quale quercia?".


"Della quercia del Tasso."


E dell'animaletto di cui sopra, ch'era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse: "il tasso del Tasso della quercia del Tasso".


Poi c'era la guercia del Tasso: una poverina con un occhio storto, che s'era dedicata al poeta e perciò era detta "la guercia del Tasso della quercia", per distinguerla da un'altra guercia che s'era dedicata al Tasso dell'olmo (perché c'era un grande antagonismo fra i due).
Ella andava a sedersi sotto una quercia poco distante da quella del suo principale e perciò detta: "la quercia della guercia del Tasso"; mentre quella del Tasso era detta: "la quercia del Tasso della guercia": qualche volta si vide anche la guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso.
Qualcuno più brevemente diceva: "la quercia della guercia" o "la guercia della quercia". Poi, sapete com'è la gente, si parlò anche del Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l'albero di lei, si alluse al Tasso della quercia della guercia.


Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti detti tassi.


Viveva.


E lo chiamarono: "il tasso della quercia della guercia del Tasso", mentre l'albero era detto: "la quercia del tasso della guercia del Tasso" e lei: "la guercia del Tasso della quercia del tasso".


Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: "il tasso del Tasso".


Anche il piccolo quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il nuovo albero, l'animaletto venne indicato come: "il tasso del tasso del Tasso".


Quanto a Bernardo, non potendo trasferirsi all'ombra d'un tasso perché non ce n'erano a portata di mano, si spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu chiamato da allora: "il tasso barbasso del Tasso"; e Bernardo fu chiamato: "il Tasso del tasso barbasso", per distinguerlo dal Tasso del tasso.
Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé, quindi da allora quell'animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso barbasso, per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il tasso del tasso barbasso del Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso del Tasso.


Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.


gianicolo_quercia_tasso_2

giovedì 7 gennaio 2010

DA VIENNA A BUDAPEST

Perché non io?

Sul Danubio da Vienna a Budapest ed una barca di sguardi e parole e sorrisi ad accarezzarmi, come le leggere onde del Fiume..

Perché non appoggio quella dannata bicicletta e prendo in mano i remi?

Forse perché remi non ne ho
posso credere di saper navigare ma nessuno mi darà un barca per arrivare a Budapest, anche se il fiume è navigabile.

HO ancora Mozart nei miei sogni, l'Europa nel cuore, il settecento Viennese negli occhi.

ed ogni volta tornerò con le ruote a Vienna, ogni volta a Budapest come ho sempre fatto.

ma la vera strada è l'acqua, nuova, costante. Quella. L'acqua è più ferma della terra.


Arrivederci Europa.