venerdì 26 settembre 2008

ANCORA SUI SOGNI

WILLY WONKA E LA FABBRICA DEI SOLDI


Si potrebbe dire che io voglia contraddirmi leggendo le righe che sto per inserire in questo spazio. Oggi scrivo, in effetti, per disturbare la mia e le altrui menti,

un sogno.

Per motivi anagrafici (ma dovrei includere anche chi ha molti anni più di me partendo dai miei nonni) sono cresciuto nell'epoca di un grande sogno, quello di fare il classico "13 al Totocalcio". Era in fondo un sogno innocente: con mille lire ragionavo su combinazioni calcistiche che potessero farmi vincere due soldi per realizzare qualche piccolo desiderio (le grandi vincite, in realtà, prevedevano risultati e combinazioni assurde che necessitavano una schedina giocata quasi "a caso").

Poi sono arrivati i distruttori di sogni, quelli per cui finché non si vincono 12 bilioni di triliardi non vale la pena giocare a niente.

Ed allora chi sogna, adesso, non vuole più sognare qualcosa di molto difficile bensì qualcosa di impossibile. Chi sogna non vuole togliersi delle soddisfazioni, vuole tutto in una volta o niente. Chi sogna sogna in Euro, non in desideri. Sogna in cupidigia, non in desideri. Sogna in egoismo e non in desideri.

Per questo

e per non scrivere ancora un appunto pessimista ed apocalittico come in altri post

richiamo la vostra attenzione su un sogno positivo


quello di Charlie Bucket che sogna il biglietto d'oro da trovare all'interno di una barretta di cioccolato e che può fargli vincere un vero sogno di bambino: quello di una fornitura a vita di squisita cioccolata.

E' chiaro che sto parlando di un film noto a tutti: "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" che ha, in entrambe le versioni cinematografiche, elementi davvero interessanti.

La storia è ambientata più o meno ai giorni nostri ma il giovane protagonista vive in un'atmosfera assolutamente e direi volutamente Dickensiana, fuori tempo. Allo stesso modo è fuori tempo il padrone della fabbrica, tra valori e concezioni di un lontano passato, una mente geniale ed allucinata ma con una sua precisa logica ed un ambiente assolutamente futuristico governato da nanetti in stile Biancaneve o Babbo Natale.

Charlie sogna: anche quando non dovrebbe, anche quando potrebbe spendere i pochi soldi che ha in modo migliore che non inseguendo una chimera ma i suoi sogni sono quelli semplici di un bambino povero, di un bambino che possiede davvero poco o nulla.

L'animo e le intenzioni vengono premiate, come è giusto che sia nelle favole.

Il resto del film, tra gli altri bambini corrotti dai peccati capitali e genitori ottusi ed incapaci di comunicare con loro e forse con chiunque sembra proprio in tema con le parole che uso spesso su questo mio blog.

Sogni. Sogni veri di un futuro migliore, di una speranza

oppure tristi sogni di cupidigia, di arricchimento personale e di lusso.





NOTA: Qualcuno ricorda la Veruca Salt del primo film degli anni 70 con Gene Wilder?

Esegue un brano, "I want it now", cantando e muovendosi con una personalità ed una bravura da paragonare come minimo a Judy Garland. Straordinaria: per me una delle più grandi interpretazioni musicali cinematografiche che io conosca.

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