lunedì 29 settembre 2008

DREAM A LITTLE DREAM OF ME

VOCE DI DONNA


 






Tra i pensieri o i ricordi più belli che posso avere nella mia vita c'è quello di una donna che canta per me.


Sia una bimba che intona una filastrocca o una ragazza di qualunque età: è una sensazione meravigliosa.


Ricordo me stesso sdraiato su un pavimento: ascoltavo una bimba che giocava con le sue bambole accanto a me mentre cantava una semplice musichetta


e nella mia dormiveglia sognavo fosse la figlia che non ho mai avuto.



Su una spiaggia due amiche cantavano con me ma io mi fermai per ascoltarle semplicemente: perché era bello fossero in quel momento lì per farmi sentire la loro voce e la loro musica.



Ed ancora in una piazza, un'altra meravigliosa amica dagli occhi grandi e dalla voce che muoverebbe il cuore alla persona più insensibile interpretava un brano che parlava di me...



Se nella voce di un uomo, nelle sue vibrazioni come nel dolore mi posso riconoscere


quella di una donna è l'amore stesso, è la dolcezza, l'incanto: è un energia diversa che però avvolge, incuriosisce ed anima.



Quando una voce straordinaria, perfetta, si unisce ad una canzone scritta con la parte più profonda di noi e con un animo che si trasferisce anche sulle note e non solo sulle parole


nasce un concerto semplice


ed il capolavoro, l'arte.


Nel 1968 nacque il primo singolo da solista di "Mama" Cass Elliot: di certo una delle interpretazioni che più ho amato in assoluto. Ho amato pure quella voce e quella donna, scomparsa prima che io fossi in grado di intendere e di volere


il tono rilassato ma intenso, le parole e quella melodia


alla sera, prima di dormire, 


sono un balsamo che dona sonni regali, pace.


 


 



DREAM A LITTLE DREAM OF ME



Stars shining bright above you,
Night breezes seem to whisper, "I love you";
Birds singin' in the sycamore tree;
Dream a little dream of me...

Say "nighty-night" and kiss me,
Just hold me tight and tell me you'll miss me;
While I'm alone and blue as can be,
Dream a little dream of me...

Stars fading, but I linger on, dear,
Still craving your kiss;
I'm longing to linger til dawn, dear,
Just saying this:

Sweet dreams til sun beams find you,
Sweet dreams that leave our worries behind you;
But in your dreams, whatever they be,
Dream a little dream of me

Stars fading, but I linger on, dear,
Still craving your kiss;
I'm longing to linger til dawn dear,
Just saying this:

Sweet dreams til sun beams find you,
Sweet dreams that leave our worries far behind you;
But in your dreams, whatever they be,
Dream a little dream of me


 


MamaCass7


 


venerdì 26 settembre 2008

ANCORA SUI SOGNI

WILLY WONKA E LA FABBRICA DEI SOLDI


Si potrebbe dire che io voglia contraddirmi leggendo le righe che sto per inserire in questo spazio. Oggi scrivo, in effetti, per disturbare la mia e le altrui menti,

un sogno.

Per motivi anagrafici (ma dovrei includere anche chi ha molti anni più di me partendo dai miei nonni) sono cresciuto nell'epoca di un grande sogno, quello di fare il classico "13 al Totocalcio". Era in fondo un sogno innocente: con mille lire ragionavo su combinazioni calcistiche che potessero farmi vincere due soldi per realizzare qualche piccolo desiderio (le grandi vincite, in realtà, prevedevano risultati e combinazioni assurde che necessitavano una schedina giocata quasi "a caso").

Poi sono arrivati i distruttori di sogni, quelli per cui finché non si vincono 12 bilioni di triliardi non vale la pena giocare a niente.

Ed allora chi sogna, adesso, non vuole più sognare qualcosa di molto difficile bensì qualcosa di impossibile. Chi sogna non vuole togliersi delle soddisfazioni, vuole tutto in una volta o niente. Chi sogna sogna in Euro, non in desideri. Sogna in cupidigia, non in desideri. Sogna in egoismo e non in desideri.

Per questo

e per non scrivere ancora un appunto pessimista ed apocalittico come in altri post

richiamo la vostra attenzione su un sogno positivo


quello di Charlie Bucket che sogna il biglietto d'oro da trovare all'interno di una barretta di cioccolato e che può fargli vincere un vero sogno di bambino: quello di una fornitura a vita di squisita cioccolata.

E' chiaro che sto parlando di un film noto a tutti: "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" che ha, in entrambe le versioni cinematografiche, elementi davvero interessanti.

La storia è ambientata più o meno ai giorni nostri ma il giovane protagonista vive in un'atmosfera assolutamente e direi volutamente Dickensiana, fuori tempo. Allo stesso modo è fuori tempo il padrone della fabbrica, tra valori e concezioni di un lontano passato, una mente geniale ed allucinata ma con una sua precisa logica ed un ambiente assolutamente futuristico governato da nanetti in stile Biancaneve o Babbo Natale.

Charlie sogna: anche quando non dovrebbe, anche quando potrebbe spendere i pochi soldi che ha in modo migliore che non inseguendo una chimera ma i suoi sogni sono quelli semplici di un bambino povero, di un bambino che possiede davvero poco o nulla.

L'animo e le intenzioni vengono premiate, come è giusto che sia nelle favole.

Il resto del film, tra gli altri bambini corrotti dai peccati capitali e genitori ottusi ed incapaci di comunicare con loro e forse con chiunque sembra proprio in tema con le parole che uso spesso su questo mio blog.

Sogni. Sogni veri di un futuro migliore, di una speranza

oppure tristi sogni di cupidigia, di arricchimento personale e di lusso.





NOTA: Qualcuno ricorda la Veruca Salt del primo film degli anni 70 con Gene Wilder?

Esegue un brano, "I want it now", cantando e muovendosi con una personalità ed una bravura da paragonare come minimo a Judy Garland. Straordinaria: per me una delle più grandi interpretazioni musicali cinematografiche che io conosca.

sabato 20 settembre 2008

...OLTRE A NON SOGNARE, NON VEDIAMO

AL TRAMONTO


 


Vieni! Vieni a vedere!


Cosa? Cosa c'è?


Dai! corri vieni qui!


Arrivo aspetta....sono qui cosa c'è?



Guarda...il tramonto, non vedi? Guarda che nuvole rosse, guarda che colori...



Dai, è bellissimo davvero! Aspetta che vado a prendere la macchina digitale!


Ma no!



Ma che fai!



Ma ci sono i tuoi occhi ma ci siamo tu ed io e nessun altro oltre a questo tramonto...


Siediti, ti prego e getta via quell'arnese. Usa gli occhi per catturare l'immagine, la mente per ricordarla ed il cuore per trattenere le emozioni.


Siediti qui con me e dimentica il resto.



Forse vedendo un filmato dieci anni dopo ti sembra di rivivere l'emozione del matrimonio?


O forse trascorrendo l'intera vacanza con una macchina fotografica, le duemila foto scattate fermeranno sulla carta per sempre le tue sensazioni? I paesaggi come li hai vissuti tu in quel momento? O ancora desideravi fotografare anche il tuo primo bacio perché è irripetibile?


Non si può mettere tutto su carta, su video, su pellicola. 


D'accordo, ci sono immagini che ti accompagnano per una vita


una su migliaia


e le altre sono state il tuo tempo perso dietro un obiettivo mentre il mondo era davanti.



Ma le emozioni forti che hai dentro, i dolori come le gioie sono in un album sempre aperto. Ogni immagine dentro ha voci e movimenti, colonna sonora e odori.


e tutto ritorna alla mente ogni volta che il tuo cuore ci passa sopra lo sguardo: per rimpiangere o per rivivere, per capire, per sentire.


Ed ora siediti e guarda, parla con me e guarda e non dimenticare questo tramonto per tutta la vita


perché ogni volta che nasce e muore il Sole è un giorno irripetibile


sabato 13 settembre 2008

C'E' SEMPRE UNA SOLUZIONE....

IL QUESITO DELLA VIPERA


 



La scorsa estate, nel corso di un pomeriggio particolarmente afoso, tentai di inerpicarmi su un calanco particolarmente ripido. La scalata comprendeva tratti con pendenze difficili e terreno parecchio friabile sotto gli improvvisati appigli di mani e piedi: l'argilla era poco affidabile tanto da sgretolarsi al minimo errore ed in un paio di occasioni rischiai di cadere.



La mia speranza, dopo tre ore, si stava realizzando: la vetta era ad una ventina di metri ed ormai quasi camminavo eretto, appoggiandomi solo di tanto in tanto con una mano.


Fu allora che accadde qualcosa di incredibile,


assurdo.



Una vipera mi si parò davanti, a protezione dell'ultimo tratto, dell'unico accesso possibile per proseguire nei miei ultimi passi.


L'animale era in posizione d'attacco ma si ergeva in una strana posa, ritto come un cobra e la sua testa era di dimensioni esagerate rispetto al corpo.


Aspetto a parte, incontrare una vipera in quel periodo non doveva essere un fatto incredibile; incredibile fu invece sentire la bestia parlare nella mia lingua.


Sembra di raccontare una proiezione d'avventura e mistero o un Canto dantesco eppure né il Sole né la fatica erano causa di quel che vedevo e sentivo.


La paura degli animali pericolosi, che giustamente mi aveva colto al primo istante era ora mitigata da qualche incantesimo, dalla magia che si poteva respirare in quel luogo e vicino a quella bestia. Non avrei comunque rinunciato al raggiungimento della mia meta: la vipera voleva certo qualcosa da me e capii presto cosa.



Con una voce maschile, grave ed autoritaria ma molto umana mi disse:


"Hai messo alla prova la tua fatica e la tua tenacia salendo sul mio colle…ma se vuoi questa cima devi mettere alla prova la tua mente! Io ti porrò un quesito, se troverai la soluzione, ti lascerò passare e la cima sarà tua!"


Una trama scontata, assurda! Una pellicola quasi banale! Ad ogni modo annuii con il capo, pronto a spremermi le meningi:


 


a tutto c'è una soluzione.


 


"Ebbene - riprese - questo è il quesito:



Un re ha tre figlie femmine, non ha eredi maschi. Sono tre gemelle e nessuno, nel Regno, sa quale sia la primogenita.


Una è intelligente e alta, un'altra è saggia e forte, la terza è furba ed abile nelle arti.


La madre vorrebbe la terza, il re preferirebbe la seconda, il popolo chiede la prima delle menzionate.


Il re deve regalare un anello a ciascuna delle tre


UN ANELLO CON RUBINO


UN ANELLO CON SMERALDO


UN ANELLO CON TOPAZIO



sapendo che solo una delle tre può regnare per un preciso motivo, quale sarà e perché e quale anello donerà il re a ciascuna ragazza?





ED ORA QUAL'E' LA TUA RISPOSTA?"



Così parlò il serpente ed io iniziai a pensare con tutte le mie forze alla soluzione del problema.


 



Pensai a lungo.


 


Esiste sempre una soluzione.


 


E VOI? COSA NE PENSATE? AVETE LA SOLUZIONE DEL QUESITO?


 


 


 


Io posso dirvi che quella cima l'ho raggiunta, ci sono anche tornato, qualche tempo dopo



e chiunque,


per parecchio tempo,


avrebbe potuto vedere tra alcuni rovi il corpo di una strana vipera dalla grossa testa, calpestata da qualcuno ed abbandonata.


 


Esiste sempre una soluzione.


 


PAOLO

giovedì 11 settembre 2008

SAVONAROLA

LA CRISI


Questa parola, periodicamente in passato e spesso nell'ultimo decennio, sembra essere il vero terrore dei paesi più ricchi del mondo (che volutamente non definisco più civilizzati).

La nazione in cui vivo ha quasi completamente dimenticato cosa voglia dire saltare due o tre giorni di pasti per mancanza di denaro. Mi trovo costretto ed evitare di condividere le drammatiche contraddizioni della mia stessa gente che si lamenta di non arrivare a fine mese navigando nel superfluo.

Questa è la crisi? La crisi significa non potersi più permettere gli stessi oggetti, le stesse spese dell'anno precedente?

Per me è ben altro. La crisi è il fatto di vivere in una nazione cattiva, tra gente cattiva ed egoista, con un livello di moralità basso ed un modo di vivere scadente.

Decadenza è la parola giusta, altro che crisi.


Ho detto tante volte su queste pagine che non si sogna più ma penso anche che non si ami più e non ci sia più rispetto.

MIgliaia di persone adottano i bambini a distanza e se il vicino di appartamento in condominio ha il figlio neonato che piange tutte le notti, protestano con l'amministratore.

Giornata della memoria, nazisti spietati, Martin L. King e Mandela e per strada evitano rumeni ed albanesi che chiedono un'informazione dopo dieci ore di lavoro in fabbrica.

Questa nazione ha dimenticato la musica, il teatro, l'arte, la poesia. Ignoranti, scontrosi, diffidenti e maleducati

con il cellulare nell'orecchio e poca passione per la vita, per il lavoro, per il bello.

La nostra casa è il luogo che ci protegge dal dover comunicare con il mondo, con le persone e prima o poi bisogna trovare il modo di non comunicare con la famiglia.

Tutti hanno imparato a rubare e distruggere i sogni degli altri perché non hanno i propri.


Si cerca di prolungare la giovinezza estetica perché non si è in grado di maturare dentro. Il divertimento è costruito e consuetudinario quanto il lavoro. Le vacanze servono solo a visitare riproduzioni dell'Europa vicino mari meravigliosi corredati da usi e costumi locali artificiosi e commerciali. Vacanze solo per mostrare foto: le immagini e le emozioni non finiscono nel nostro cuore ma nell'apparecchio digitale.


Isolarsi, isolarsi in mezzo ad una folla.

Oh mamma mia! Rido di me stesso perché parlo da Savonarola.

Ed invece io sbaglio più di tanti

ma se voglio migliorare è anche difficile trovare modelli da imitare.


 




Sì, sì, Savonarola era decisamente brutto, forse per questo era tanto acido......