martedì 25 novembre 2014

LE PERSONE SEMPLICI

 LA VERA BELLEZZA

Che belle le persone che sanno emozionarsi,
le poche persone che ancora sanno emozionarsi e lasciarsi sorprendere.
Belle persone che non hanno bisogno di dimostrare qualcosa. Che sono speciali perché non si rendono conto di esserlo, che ballano e cantano perché ciò le rende felici 

e che guardano tutto 
con l’unico filtro del cuore


How wonderful are those people who know how to get excited,
the few people who still know how to get excited and be surprised.
Beautiful people who don't need to prove something, people who are special because they don't realize to be so, who dance and sing because it makes them happy

and they look at everything
with the only filter of heart


domenica 2 novembre 2014

LA FINESTRA SUL CORTILE


QUELLI CHE CI BUCAVANO IL PALLONE

L'ignoranza è vivere Solo di regolamenti. La bellezza va spesso oltre i regolamenti.

Non che non debbano esistere le leggi o che non si debbano rispettare: ci sono regole che servono per vivere bene e altre regole le inventano gli ignoranti invidiosi
invidiosi di chi sa apprezzare le cose belle.

Gli invidiosi sono quelli che interrompono le feste dei ragazzi togliendo la corrente, quelli che bucavano il pallone dei bambini quando finiva nel loro giardino, quelli che non escono mai di casa perché odiano le feste di paese, quelli che si chiudono a guardare la tv perché odiano le giornate di Sole.
Gli invidiosi non protestano con il vicino che ascolta le partite di calcio alla radio a tutto volume per 3 ore: loro preferiscono lamentarsi direttamente con l'amministratore condominiale per il ragazzino che suona la chitarra mezz'ora la sera. 
Gli ignoranti denunciano gli organizzatori di una festa in piazza, sotto casa loro, perché la festa è terminata alle 23.39 e non alle 23.30 come previsto. Così chi organizza le feste si rompe le scatole, va ad organizzarle in altri paesi e quel posto muore senza balli, senza musica, senza dolci artigianali, senza banchetti alla domenica.
Gli ignoranti non si divertono mai e non amano niente quindi odiano chi si diverte e chi vive la vita e per questo devono distruggere le cose belle.
Vogliono paesi senza feste e senza rumori alla domenica perché la domenica sia grigia come il lunedì. Forse perché il loro papà non li ha mai portati a una festa e loro non hanno mai portato i loro figli e non capiscono perché altri debbano andare alle feste.
Odiano lo sport, tranne quello alla televisione. Odiano chi fa  attività all'aperto e odiano i ciclisti alla domenica  perché le strade appartengono alle automobili che devono sfrecciare a cento all'ora tra le curve. Di fretta come al lunedì. Con il loro puzzo e il loro frastuono.
Perché qualche festa ci deve essere ma è brutto averla sotto casa: meglio che sia a cento chilometri da noi. Un po' come una centrale nucleare.

Gli ignoranti proveranno a fermare qualunque iniziativa per riuscire a rendere il loro paese morto, silenzioso, triste come loro. E un paese morto è un paese che attira i delinquenti, che fa fuggire i giovani o che fa loro cercare altri divertimenti. Dove non c'è sport, musica, balli arriva l'alcool, il teppismo. La droga. Nelle piazze dove non c'è musica e non c'è luce, gioia, ci saranno altre persone: quelle persone oscure che occupano gli spazi lasciati vuoti.

Le leggi, a volte, sono a loro favore, sono a favore dei grigi ignoranti perché sono state create da persone grigie come loro e perché le regole tendono a impedire e quasi mai a favorire le iniziative.

E così, chi apprezza le cose belle della vita, dovrà lottare contro questi mostri che ci spiano da dietro le finestre e che faranno di tutto per distruggere i nostri paesi, per disprezzare la gioia altrui, per denunciare la musica e vivere solo di rumore. Per imporre la sonnolenza e l'indolenza contro allegria e alla vita.



 Ignorants live only with rules. The beauty often goes beyond the rules.

It's not that we don't need ay law or that we don't need to respect them: there are necessary rules to live well and other rules invented by ignorants envious

envious of those who appreciate beautiful things and joy.

The envious are those who interrupt the parties of the guys removing the current, the ones that pierced the soccer ball of the children when it falls in their garden, the ones who never leave the house because they hate the parties in their village, those who are close to watching TV because hate days of sun.
Envious not complain about the neighbor who listens to football games on the radio at full volume for 3 hours: they prefer to complain to the condominium administrator for the kid who plays guitar half an hour in the evening.
The ignorant denounce the organizers of a party in the square, spying and phoning from their homes, because the party ended at 23:39 and not at 23:30 as planned. So who organizes festivals will prefer to do them in other villages and that place dies without dancing, with no music, no homemade pastries, no banquet on Sunday.
The ignorant do not enjoy it and do not like anything ever so hate those who like and those who live life and then have to destroy beautiful things.

They want no village parties and no music at Sunday because Sunday must be gray as Monday. Perhaps because their dad has never brought them to a party and they never brought their children and do not understand why others should go to parties.
They hate sports, except on television. They hate cyclists on Sundays, they hate those who do outdoor sports because the roads belong to cars running at sixty miles per hour between the curves. As quickly as Monday. With their stink and their noise.
Because there must be some parties somewhere but not in their own villages: better in a place hundred miles from them. Just like a nuclear power plant.

The ignorant will try to stop any initiative to be able to make their country dead, quiet, sad as they are. And a dead country is a country that attracts criminals, making escape young people that will try to find other entertainments. Where there is no sports, music, dancing comes alcohol, hooliganism and drug. In places where there is no music and there is no light, joy, there will be other people. not good people.

And so, those who appreciate the finer things in life, will have to fight against these monsters who are spying us from their windows and they will do everything to destroy our country, to despise the joy of others, to denounce music and living only with noise. To force drowsiness and indolence against gaiety and life.

The laws sometimes are in their favor, are in favor of the gray ignorant because they were created by gray people like them and because the rules tend to prevent and almost never to promote initiatives.

mercoledì 24 settembre 2014

IL RAGAZZO CHE CORRE

IL RAGAZZO CHE VOLEVA SCONFIGGERE IL TEMPO


Correva sempre, correva dappertutto: sapeva solo correre.
 
Non correva per scappare dagli inseguitori o per essere il più veloce di tutti ma perché era convinto che si potesse correre più del tempo. 
Viaggiando alla stessa velocità del tempo, quest'ultimo, si sarebbe come fermato o addirittura sarebbe potuto tornare un pochino indietro ma per fare ciò non ci si poteva fermare mai: bisognava correre per sempre.
 
Ecco il suo avversario: quel tempo che non lascia finire i propri lavori, che morde e consuma troppo in fretta i momenti più belli, che ci fa perdere il treno, che ci fa dimenticare cose importanti, che decide cosa si può fare e cosa no
 
e che decreta inesorabile la fine delle giornate, delle settimane, dei mesi
 
e degli anni.




He always ran, he ran everywhere: he only knew how to run.
He did not run to escape from his pursuers or to be the fastest of all but because he was convinced that yis possibile to run more than time.
Traveling at the same speed as time, the latter would have stopped or even could have gone back a little but to do this you could never stop: you had to run forever.
 
Here is his opponent: the time that does not let you Finish your jobs, that bites and consumes the best moments too quickly, that makes us miss the train, that makes us forget important things, that decides what can be done and what not
 and which inexorably decrees the end of days, weeks, months
and years

domenica 21 settembre 2014

BACI PERUGINA

LA DIVORATRICE DI BACI


C'era una volta una donna che comprava scatole di Baci Perugina 
e le divorava
 

e così rimanevano una montagna di cioccolatini che si scioglievano ammucchiati, 

avvolti da versi poetici che nessuno avrebbe mai letto





Once upon a time there was a woman who used to buy boxes of chocolates divouring them

and so, at the end, remained a lot of chocolates melting acervated and wrapped around with poetic verses which nobody will ever read


mercoledì 10 settembre 2014

PARLARE DA SOLI



CIAO: COME STO?

Sono certo, per convinzione personale, che il tema del soliloquio sia stato tra i primi mai trattati nella storia della Psicologia e Psichiatria. Lo penso perché è tra le manifestazioni umane ritenute poco lucide che vengono indicate e riscontrate più spesso. Almeno nel pensiero comune. 
Per quanto si possa dire che, occasionalmente, quasi tutti si trovano a parlare con sé stessi bisogna ammettere che chi esprime i suoi pensieri ad alta voce può essere visto con diffidenza più di chi ha scatti d’ira verbali o manifestazioni abbastanza violente.
Non credo di aver bisogno di uno psichiatra per affermare che, se limitato e ben cosciente, si tratti invece di un esercizio utile e importante. Io sono una di quelle persone a cui capita abbastanza spesso ma lo faccio volontariamente e lo ritengo un modo per aiutare la memoria e la riflessione. 
Sicuramente ho cominciato da piccolo: soprattutto fino ai sette, otto anni di vita in cui ero figlio unico e avevo la necessità di costruire dialoghi, imitare quelli degli altri, ripetere ad alta voce le azioni per sviluppare sequenze logiche.
Ora che vivo da solo, il ripetere determinati concetti, marcare alcune azioni ad alta voce è straordinariamente efficace
Ma non è tutto.
Anche la normale ricostruzione di avvenimenti o dialoghi non soddisfacenti, con le parole non dette e che si sarebbero volute dire è utilissima se non rimane fine a sé stesso come puro sfogo ma si sfrutta per capirsi e migliorare con l’esperienza le interazioni fisiche e verbali sul lavoro, con gli amici e nei sentimenti.
Insomma: io parlo da solo e me ne vanto e credo non si debba avere paura se, oltre a porci domande ad alta voce, a volte abbiamo anche le risposte. Certo che se riteniamo che le risposte non giungano dalla nostra stessa voce e riflessione bensì da un amico immaginario
Se insomma non siamo in grado di gestire questo dialogo interno come un breve e normale sfogo mentale o esercizio di concentrazione cosciente
Può scattare il discorso patologico.
Fino a quel momento io me le dico, io me le scrivo
Io me le canto

HELLO! HOW DO I FEEL?

I am sure, by personal conviction, that the theme of "soliloquy" was among the first ever discussed in the history of psychology and psychiatry. I think so because it's one of the human's manifestations considered "not too wise" which is shown and identified more often.

Even if almost everyone talk with himself occasionally, we must admit that those who express his thoughts aloud can be viewed with distrust more than those who have temper tantrums or verbal manifestations quite violent.

I do not think I need a psychiatrist to say that, if limited and well aware, it is an useful and important exercise. I often do it but I do it consciounsly and I think it is a way to help your memory and reflection: I think it began in childhood: Developed especially in the first seven or eight years of life in which I was an only child without brothers or sisters and I had the need to construct dialogues, situations and repeat aloud the actions to develop logical sequences.

Now that I live alone the repeating of certain concepts, the markin of some actions aloud is extraordinarily effective to store in my mind or understand better.

But that's not all.

Even the normal reconstruction of events or dialogues unsatisfactory, with words unspoken is useful if it's not a mere outburst but it'is used to understand and improve with experience physical and verbal interactions at work, with friends and in the feelings.

In short: I speak alone and I'm proud and I think we should not be afraid if, in addition to ask questions out loud, sometimes we have the answers. Of course if we believe that the answers do not come from our own voice and reflection but from an imaginary friend
In short, if we are not able to manage this internal dialogue as a short and normal vent or mental concentration's exercise 
we can use the word pathology.

Until then I tell to me, I write to me




Più o meno dal minuto 3. 
Meravigliose riflessioni e relative risposte di Tevye 
(l'attore Topol nel "Violinista sul tetto"). 
A volte il protagonista sembra rivolgersi più che altro a Dio in cerca 
di una improbabile manifestazione palese di approvazione ma in altri 
momenti crea uno straordinario e buffo dialogo con sé stesso che sembra 
fermare il tempo intorno a lui, mentre la figlia attende un sì per il matrimonio.
From "Fiddler on the roof"

domenica 31 agosto 2014

WHAT WOMEN WANT

Un film che forse abbiamo visto tutti




Una pellicola leggera se vogliamo, 
che cerca di divorarsi una ventina di problemi della società moderna (maschilismo, maschilismo sul lavoro, incomprensioni con figli adolescenti, famiglie separate, incomprensioni uomo/donna, arrivismo, competizione professionale e vita stressante, superficialità degli uomini e tanto altro) in un paio d'ore a volte un po' prevedibili ma divertenti 
e che comunque ha il pregio di far riflettere 
(senza contare le canzoni di Sinatra come colonna sonora......)


A dire il vero è sufficiente il titolo a scatenare pensieri e suggestioni


Anche non insistendo sul problema dell' atteggiamento della maggior parte dei "maschi" che sostanzialmente odiano in maniera profonda le femmine ed il loro mondo 
ma parlando di uomini con un po' di sensibilità e spirito.


Siamo sempre così bravi nel capire le amiche e così incapaci di comprendere le "donne" così, queste, piangeranno a causa nostra o per un gesto che a noi appare insignificante, per parole sciocche e perché non riusciamo a capire quanto ci vogliono bene e quanto il loro mondo sia più bello del nostro.


Poi torniamo, torniamo a consolare le nostre amiche, che vivranno le stesse difficoltà che noi riusciamo a creare ad altre ragazze.







domenica 24 agosto 2014

LA COPPA GELATO



 SE SOLO FOSSI RICCO







Ma se solo fossi ricco, molto ricco
e colmo di lingotti e banconote
ma sai cosa farei? Lo vuoi sapere?
ti comprerei un buonissimo gelato.
Uè! Non sto dicendo un cono o in una cialda:
parlo di quelli grandi, quelli dentro il vetro
che han dentro frutta fresca, frutta vera
a pezzi gialli e rossi e poi la panna,
il cioccolato e la granella sopra sparpagliata.


Però se guardo in tasca, quella destra,
beh: i soldi per la coppa, sì: ci stanno!
E allora prendi sto' gelato così buono
che fa dimenticare i tuoi pensieri e poi
ti fa scordare chi non ti capisce.
Gustati nocciola e caramello
e appoggiati tranquilla a questo braccio
per fare cinque passi sotto il Sole
(che pure quello è ormai una merce rara).



Ed io credevo fosse necessario
e invece non mi serve di esser ricco:
Alla mia cena penserò domani
per oggi ho già mangiato un buon sorriso.





sabato 2 agosto 2014

FORSE, QUESTA VOLTA

UNA STORIA DI TANTO TEMPO FA


Tante ne ho cantate, di canzoni d'amore per orecchie che non sentivano note né parole.

Tante delle più straordinarie musiche del passato, di quelle epoche che io amo 
ma la mia voce sembrava tornare indietro, inutile.

Poi, quella sera, quella ragazza si prese il suo spazio. La vedevo solo io o forse ero l'unico che non la guardava abbastanza.  Che fosse bella non c'erano dubbi ma fu la sua voce a far cadere ogni porta. 
 Mi fece sedere e non dovevo fare molto altro: dovevo solo sorridere e guardarla e lei avrebbe cantato per me le parole più belle.

Quando prendi troppe legnate è difficile gettare il cuore oltre la Staccionata. Le relazioni diventano più che altro le migliori soluzioni possibili in quel momento. 
Ma forse, per 3 minuti, mi è sembrato davvero che lei potesse credere in me. 

Ciò che cercava lei era difficile da trovare. Se da un lato io non ero in grado di offrirglielo, lei non sarebbe stata capace di contraccambiare. 

Accadde tutto così all'improvviso che neanche capii cosa stesse succedendo intorno a me. Non capivo bene ma quelle parole entravamo in me come uno sciroppo, un fluido benefico.


L'amore non avrà fretta di fuggire 
Lui mi stringerà forte 
Sarò finalmente a casa 
Non più una perdente Come l'ultima volta 
e quella precedente 

Tutti amano un vincitore 
Quindi nessuno mi amava 
donna serena donna felice Questo è quello che desidero essere 
Beh, tutte le probabilità sono, sono a mio favore 
Qualcosa è destinato a cominciare Sta per succedere 
Forse questa volta vincerò.


Quel film che sto vedendo anche io, è lo stesso che vedi anche tu! Nello stesso momento ma in due luoghi distanti.   
Sarebbe così semplice, allora, se lo vedessimo insieme.

E ora anche io vorrei dire: "Tutti amano un vincitore, quindi nessuno amava me. Qualcosa è destinato a cominciare."

Qualcosa è destinato a cominciare, 

forse, questa volta. Forse.

O forse no. 

(POST DA COMPLETARE CON VIDEO)

giovedì 31 luglio 2014

LIQUIRIZIA

UN GUSTO PARTICOLARE


C'era un cestino, un centro tavola appoggiato sul centrino. 
Era uno di quei classici centro tavola che si usavano all'epoca: in vetro verde ma avvolto in un motivo di foglie intrecciate in ferro battuto. 
Era tanto grande o forse solo tanto più grande della mia piccolissima mano di bimbo che, quando si poteva, cercava un tesoro al suo interno:

le caramelle

Questa coppa veniva appoggiata con precisione al centro del tavolo solo al pomeriggio, dopo pranzo e io salivo su uma sedia, scala o una sedia e allungavo il braccio per pescare al suo interno se non volevo chiedere l'aiuto dei grandi. Ma certo non volevo: avrei perso il piacere di mescolare tutte quelle biglie dolcissime e colorate prima di poterle  vedere, per poi tirarne su una alla volta cercando di riconoscere al tatto la forma desiderata.
O cercando la fortuna per trovare il colore giusto. 
Rosso fragola. Giallo limone. Marrone caffè. Qualche Rossana, qualche menta. 
Il peggiore risultato era trovarsi tra le mani il colore blu: anice. 
A quel punto si rigettava il dolce, sgradito nel mucchio e la mano ripartiva a frugare.

Nonostante mi piacesse variare avevo dei punti fermi: speravo sempre di trovare una caramella a goccia marron: una caramella al caffè. 

Poi, un pomeriggio di domenica, forse di maggio quando si smetteva di comprare quei piccoli doni e la coppa cominciava a svuotarsi e ad essere piena più di incarti che di dolci
le mie mani sentirono pezzi molto piccoli, duri e cilindrici
erano numerosi tanto che ne pescai 4 o 5

li guardai ed erano

neri, nerissimi.

LIQUIRIZIA

Non sento più fragola né cerco l'arancio
non mangio limone o il frutto candito
ma allungo la mano e cerco soltanto
che afferri il confetto il mio piccolo dito

E dopo quel gusto, quel sugo, sorrido
e solo nel nero mi sento rapito
di gusto e profumo: è un nido
la bocca e accetto l'invito.

Non è una caramella, liquirizia:
un dono o un piacere da un minuto:
non è più una semplice amicizia

Piacere è nel guardarla, nel contatto
ma quale caramella ormai mi vizia
se solo in lei mi sento soddisfatto?



mercoledì 4 giugno 2014

LA BRUTTA ADDORMENTATA NEL BOSCO

ROSASPINA E IL PRINCIPE GIALLO


E se quel giorno, al Castello, le fate assenti fossero state più di una?

Parlo delle sette fate, quelle che avrebbero dovuto regalare alla futura "Bella Addormentata nel Bosco" quei doni speciali procurati dai loro incantesimi.

Ecco allora che sarebbero mancati alcuni di quei doni e benefici magici per la neonata Principessa: per esempio nessuno le avrebbe regalato la bellezza.

La fata cattiva però, quella non invitata... ah beh: quella doveva esserci per forza e allora la maledizione ricade ugualmente sulla povera Rosaspina: sarà punta da un fuso.

Il giorno che mi raccontarono la fiaba della Bella Addormentata conobbi per la prima volta questa parola, fuso, che io credevo potesse essere associata solo ai formaggini da sciogliere nel brodo. Come diavolo poteva esserci un fuso proprio in cima alla Torre se il Re li aveva banditi tutti? Beh, certo era strano ma anche da bambino capivo che nelle Fiabe c'era un disegno preciso, che poi avrei chiamato destino, al quale è impossibile opporsi. Il male deve accadere perché alla fine trionfi il bene: è Filosofia pura per tutte le età.

Ma ero partito da un'altra premessa e non voglio sviare troppo dall'argomento principale ovvero che

Rosaspina, crescendo, divenne brutta.

Non dico mostruosa o repellente come nelle peggiori stregonerie delle fiabe ma semplicemente brutta, non desiderabile secondo i canoni dell'epoca, con le forme irregolari di un fisico viziato dalla cattiva alimentazione a Palazzo e lo sguardo basso e timido dei suoi occhi piccoli. Il collo lungo, i capelli secchi e le orecchie a sventola.
Bruttarella. diciamo.

E allora quell'incantesimo centenario, l'immobilità perfetta di tutta la corte, lascia di stucco il Principe Azzurro che si presenta un secolo dopo nel bosco guidato dalla buona fata ma certamente non può colpirlo l'aspetto della fanciulla ferma come una statua: non è bella e non desidera baciarla. L'incantesimo, dunque, non si spezzerà. Magari, se sapesse che basta un bacio per renderle la vita, lo darebbe pure, lo darebbe anche solo per pietà ma non conoscendo la storia, l'istinto non gli suggerisce azioni particolari.

Ma poi no, dai! In fondo questa è una fiaba, cara Rosaspina e il destino deve compiersi anche nel caso che tu fossi davvero brutta.

E allora accade che questo principe sia semplicemente arrivato il giorno sbagliato, troppo presto e che invece, dopo cento anni esatti, arrivi un altro Principe. Questa volta è uno di quelli che è in viaggio da una vita non per cercare una vacanza o uno svago dal Padre nervoso e potente ma proprio perché ha scelto di vivere così. E' un Principe in eterna ricerca di verità, di umanità lontana da un trono pieno solo di nemici, menzogne e ricatti.
Forse è anche in cerca di un vero amore.

Quando vede quel Regno bellissimo e fermo nel suo incanto in mezzo al Bosco, il giovane prova dolore misto a stupore e non capisce cosa sia successo. Scende da cavallo con il suo bel mantello giallo ed entra nel castello.

In cima alla Torre trova la ragazza, anche lei immobile, con un fuso in mano e riversa sul freddo pavimento con gli occhi spalancati.
E' vestita bene ma senza gli eccessi delle Principesse che ha sempre conosciuto: è vestita di regale ed elegante semplicità.
Ma anche il suo sguardo è molto diverso: sembra incuriosita nel guardare quell'oggetto appuntito con cui si è punta. C'è sangue sulla sua mano.
E' giovane è strana, forse non è una gran bellezza ma neanche lui lo è o almeno non pensa di esserlo e comunque non è ciò che i suoi occhi vogliono vedere: ha occhi vivaci, ha un naso buffo e un' espressione simpatica e timida allo stesso tempo.
Lui ha visto tante ragazze nelle corti in vita sua e hanno espressioni così altezzose, sicure, con quel bisogno evidente di primeggiare e mettersi in mostra. C'è più vita nello sguardo di questa fanciulla immobile che in mille ragazze vive.
"E' carina", pensa
e...

...e cosa pensavate? Che avrei lasciato Rosaspina addormentata e sola in eterno solo perché è brutta?

Il principe arriva: se pensi che sia il primo che passa ti sbagli di grosso
se poi lo volevi per forza azzurro non hai capito niente.


sabato 26 aprile 2014

A COSA SERVONO LE MANI

DATEMI UNA MANO


Le frasi più emozionanti della mia vita sentimentale le ho scritte con le mani, ricevute da altre mani.
Nessuna bianca penna tra le dita e nessun prato bianco su cui scrivere: son parole di un linguaggio assai più semplice, l'alfabeto del contatto.
Prima ancora del suo bacio, prima ancora di appoggiare alle sue orecchie un dolce complimento che vorresti urlare sulla torre più alta della città

prima ancora di sentire il suo cuore premere contro il mio

lasciamo che parlino le mani, che si stringano, si accarezzino, accompagnino la mano dell'altra attraverso le case e le piazze ticchettandosi e stuzzicandosi nel piacere di fare conoscenza prima ancora che io sappia veramente chi sei.

Ho fiducia in te: ecco, ti regalo questa parte così importante del mio corpo perché tu possa stringerla dolcemente e portare a te tutto il resto di me stessa

e portarmi ovunque sia bello

La mia mano ti vuole bene, riconosce la tua: che sia per la passeggiata di un giorno, di un anno o il cammino di un'eternità io ti accompagno. Che sia Lucca, Firenze, Arezzo o la Toscana tutta.

Scorre energia, dolcezza, tenerezza. Energia, dolcezza e tenerezza.

Ora ti prego, guardami negli occhi: se le tue mani sono tra le mie, se gli occhi stessi vedono le luci nell'altro e addirittura il tuo corpo sente la musica del mio torace
allora lascia che ti spieghi quanto sei bella, lascia che ti mostri come, appena mi allontanerò, penserò subito a come e quando rivederti.

Vorrei che queste tue dita fossero incollate alle mie: vorrei scrivessero le lettere d'amore più commoventi direttamente sul palmo e mi dicessero che quelle stesse dita, insieme, visiteranno ancora mille paesi.


 GIVE ME A HAND

The phrases most exciting of my love life were wrote by my hands, received from other hands.No white pen between the fingers and no white lawn on which to write : those ones are the words of a language much more simple, the alphabet of the contact.Even before her kiss , even before you to lay to her ears a sweet compliment that you'd scream to the highest tower of the citybefore you even feel her pressing against my heartlet hands talk, caress, accompany the other hand through the houses and squares and tickin' and ticklin for the pleasure of knowin you  before I really knew who you are.I trust in you, look: I give you this very important part of my body so that you can tight it and gently bring to you the rest of myselfand take me wherever it is niceMy hand loves you, recognize your own. If it were for the walk of a day , a year or the path of eternity: I 'll take you .It Flows energy, sweetness , tenderness. Energy, sweetness and tenderness.Now I beg you, look into my eyes: if your hands are in mine, if eyes can see the lights in me and even your body feels the music of my chestthen let me tell you how beautiful you are, let me show you how, as soon as I turn away, I will think about how and when to see you again.I wish these fingers were glued to mine: I would like to see them writing love letters, the most touching, directly on the palm telling me that those fingers, together, will visit again one thousand countries.