martedì 12 gennaio 2010

LETTERA DI RISPOSTA

IL CAMALEONTE





....Per il resto sono quello che voglio a seconda del momento:
un camaleonte, un innovatore all'antica, un Gandhiano coi forconi.

 
Sono antico e moderno: uso facebook ma le frasi carine alle ragazze le scrivo su carta e non le mando via SMS, le fortunate che le ricevono le cestinano ma possono anche distruggerle con il laser. 

 
Amo l'Italia ma vivrei volentieri in un paese migliore (cioè quasi tutti).
Vorrei ordine, regole, rigore, pulizia e disciplina senza eccezioni ma poi ho in mente il furore proletario anti borghese.


Quando ascolto Tony Bennet però, quando sono seduto su un divano ed ascolto tony Bennet non provate a mettere su Rihanna o ne pagherete le conseguenze.....

sabato 9 gennaio 2010

E LE STELLE STANNO A GUARDARE....

L'ANNO CHE VERRA'



Davvero signori, davvero

è un dispiacere deludervi

nessuno conosce il nostro futuro: il fatto stesso che crediamo a chi predice il futuro ancor prima che esso avvenga la dice lunga.
Nessuno parla coi morti, se lo facesse non capirebbe comunque cosa dicono.
Nessuno vede il futuro nelle stelle, fossero anch'esse capaci di modificare la nostra vita non esiste uomo in grado di capire come.
Nessuna posizione o congiunzione astrale, niente di niente.

Le stelle sono meravigliose compagne e testimoni dei nostri sentimenti, straordinaria scenografia dei nostri amori e delle nostre solitudini: ancora molti vogliono ridurle a spietate fautrici del nostro destino, capaci di decidere del bene e del male.

E poi è inutile, per quanto ci sforziamo non è possibile negare cinque secoli di scienza che hanno decretato la morte dell'astrologia in mille maniere.
 
Ricordate "I vestiti nuovi dell'Imperatore" ?  Lo stesso avveniva alle corti per gli astrologi: solo uno sciocco non poteva credere loro. Non parliamo del popolo che, allora come oggi, crede a tutto.

Per alcuni è solo un gioco divertente ma tale gioco permette all'astrologo di vivere nell'ozio e a chi lo legge di lavorare otto ore in ufficio.

In mente ho solo un pensiero divertente: quando un bambino pronuncia frasi insensate gli adulti ridono, quando dice le stesse cose un astrologo lo ascoltano invece con attenzione. Gli credono pure.



pleiadi-marco

venerdì 8 gennaio 2010

LA QUERCIA DEL TASSO

LA QUERCIA DEL TASSO
Achille Campanile



Quell'antico tronco d'albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand'essa era frondosa.


Anche a quei tempi la chiamavano così.


Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.


Meno noto è che, poco lungi da essa, c'era, ai tempi del grande e infelice poeta, un'altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.


Un caso.


Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la "t" maiuscola e della quercia del tasso con la "t" minuscola. In verità c'era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto, per distinguerlo dall'altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso.


Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano "il tasso del Tasso"; e l'albero era detto "la quercia del tasso del Tasso" da alcuni, e "la quercia del Tasso del tasso" da altri.


Siccome c'era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch'egli), il quale andava a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: "E' il Tasso dell'olmo o il Tasso della quercia?".


Così poi, quando si sentiva dire "il Tasso della quercia" qualcuno domandava: "Di quale quercia?".


"Della quercia del Tasso."


E dell'animaletto di cui sopra, ch'era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse: "il tasso del Tasso della quercia del Tasso".


Poi c'era la guercia del Tasso: una poverina con un occhio storto, che s'era dedicata al poeta e perciò era detta "la guercia del Tasso della quercia", per distinguerla da un'altra guercia che s'era dedicata al Tasso dell'olmo (perché c'era un grande antagonismo fra i due).
Ella andava a sedersi sotto una quercia poco distante da quella del suo principale e perciò detta: "la quercia della guercia del Tasso"; mentre quella del Tasso era detta: "la quercia del Tasso della guercia": qualche volta si vide anche la guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso.
Qualcuno più brevemente diceva: "la quercia della guercia" o "la guercia della quercia". Poi, sapete com'è la gente, si parlò anche del Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l'albero di lei, si alluse al Tasso della quercia della guercia.


Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti detti tassi.


Viveva.


E lo chiamarono: "il tasso della quercia della guercia del Tasso", mentre l'albero era detto: "la quercia del tasso della guercia del Tasso" e lei: "la guercia del Tasso della quercia del tasso".


Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: "il tasso del Tasso".


Anche il piccolo quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il nuovo albero, l'animaletto venne indicato come: "il tasso del tasso del Tasso".


Quanto a Bernardo, non potendo trasferirsi all'ombra d'un tasso perché non ce n'erano a portata di mano, si spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu chiamato da allora: "il tasso barbasso del Tasso"; e Bernardo fu chiamato: "il Tasso del tasso barbasso", per distinguerlo dal Tasso del tasso.
Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé, quindi da allora quell'animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso barbasso, per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il tasso del tasso barbasso del Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso del Tasso.


Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.


gianicolo_quercia_tasso_2

giovedì 7 gennaio 2010

DA VIENNA A BUDAPEST

Perché non io?

Sul Danubio da Vienna a Budapest ed una barca di sguardi e parole e sorrisi ad accarezzarmi, come le leggere onde del Fiume..

Perché non appoggio quella dannata bicicletta e prendo in mano i remi?

Forse perché remi non ne ho
posso credere di saper navigare ma nessuno mi darà un barca per arrivare a Budapest, anche se il fiume è navigabile.

HO ancora Mozart nei miei sogni, l'Europa nel cuore, il settecento Viennese negli occhi.

ed ogni volta tornerò con le ruote a Vienna, ogni volta a Budapest come ho sempre fatto.

ma la vera strada è l'acqua, nuova, costante. Quella. L'acqua è più ferma della terra.


Arrivederci Europa.