IL CAMPANILE DI ZAPPOLINO
Riparare le tegole rotte è una scusa.
Pare filtri dell'acqua dall'alto, non si sa bene come.
In verità rimango sul mio tetto molto più a lungo per poter guardare sotto sedendomi sui coppi incandescenti per il Sole estivo.
Per salire in cima a Via Valle Samoggia 995 come su qualsiasi tetto mi armo di spray anti vespe: i tetti sono pieni di insetti nervosi ma se loro non infastidiscono me, anche la mia arma non li colpirà. Il solaio è ad un paio di metri da terra e la mia scaletta mi permette a mala pena di raggiungerlo con le braccia per cui mi infilo issandomi con la speranza di trovare un modo anche per scendere, quando sarà il momento.
E dal tetto si vede il campanile di Zappolino.
Zappolino è il paesino un chilometro sopra il mio. La campana della chiesa è quella che regola la vita quando sono a casa mia, un po' come accadeva in tempi lontani nel senso che i suoi battiti mi indicano le ore ed alla sera, nel momento in cui parte il classico "Ave Maria" da parrocchia, so che è ora di preparare la cena.
Da terra non si può vedere ma da qui la cima bianca di quella torre è ben evidente sul lato sud est. Proprio dalla parte opposta c'è l'Abbazia di Monteveglio, che un tempo fu la mia dimora abituale mentre ad Ovest il Sole sta pian piano scendendo come ogni pomeriggio.
Ed io sono in alto perché è solo dall'alto che si può vedere il mondo.
E' stata la metafora della mia vita: ho passato migliaia di sere in cima alle mie colline per vedere il mio paese dall'alto: era l'unico modo per capire veramente cosa mi fosse successo durante la giornata e cosa potessi fare l'indomani.
Vedere le cose dall'alto, dall'esterno.
Non penso si possa riflettere nel frastuono degli avvenimenti che si succedono durante il giorno ad una velocità superiore alle mie possibilità così alla notte ripercorro tutto decidendo cosa poteva andare meglio e cosa ho fatto bene oppure costruendomi un'altra vita nella mia mente, una realtà diversa e più accettabile
Ed ora sono qui, in alto
ed è il mio Pincio, Villa Spada.
e vedo tre tegole rotte: le sistemo e mi rituffo nei 50 gradi del solaio e poi ancora nel pianerottolo, in qualche modo, rovinando sul pavimento.