LA PARABOLA DI PAOLO IL FIGLIOL PRODIGO
Un uomo aveva due figli. Il più giovane, Paolo, disse al Padre: “Non è che avresti cento Euro…sai i debiti, il carovita, il caro benzina, anzi facciamo prima: dammi la parte di eredità che mi spetta così che io la possa saggiamente spendere per costruirmi un futuro tra droga, gioco d’azzardo e donne di facili costumi….”
E il Padre divise le sostanze….
Così Paolo partì con tutte le sue cose per un paese lontano (Castello di Serravalle, più o meno) e sperperò tutte le sue sostanze vivendo da dissoluto, pur ignorando cosa significasse il termine “dissoluto”
(e ignorando come fosse difficile vivere da dissoluto a Castello di Serravalle).
Quando ebbe speso tutto in Gratta e vinci e nel tentativo di partecipare ad una cordata per acquistare una compagnia aerea ormai senza speranze......in quel paese venne una grande carestia e Paolo cominciò a trovarsi nel bisogno e pensò “..ma proprio ora che ho speso tutto doveva arrivare la carestia?”
Allora si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione che lo mandò a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci ma questo non avvenne, piuttosto ogni tanto capitava che alcuni porci perdessero una gamba; cosa che Paolo giustificava con incidenti sul lavoro ed improbabili liti tra suini.
Allora rientrò in sè stesso e disse: “Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, non sono più degno di esser chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi garzoni.
Così partì e si incamminò verso suo padre (pur credendo che il garzone fosse una benda di grandi dimensioni….)
Davanti alla sua vecchia abitazione c’erano ad attenderlo il Padre ed un vitello di notevoli dimensioni: alla vista del figlio il Padre gli corse incontro gettandogli le braccia al collo mentre il vitello cominciò inspiegabilmente a piangere……
Il figlio gli disse: “Padre, non sono più degno di esser chiamato tuo figlio” ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa”
“Lo sapevo io! Disse il vitello ancora singhiozzante! Ma abbiamo così tanti conigli!!!…proprio io?????”
“Ma fatti gli affari tuoi! Disse un coniglio poco distante…
….che poi…se ti fossi messo a dieta come ti avevo consigliato adesso ammazzerebbero un altro….”
E cominciarono a far festa. Tranne il vitello.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre farà ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
Egli si arrabbiò e disse “Non può ammazzare il vitello grasso per mio fratello! Semmai un coniglio!”
“E’ quello che ho detto anch’io! disse il vitello grasso….”
“Ma è un complotto???” aggiunse il coniglio…..
Il fratello si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo ma lui rispose: "Ecco, io ti servo da tanti anni e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici……….”
E il capretto: “Oh!! Basta che non tirate in mezzo anche me, eh?”
"Guarda...-aggiunse il coniglio- qui di vegetariani neanche l'ombra..."
Riprese il fratello maggiore….”…ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi è tornato, per lui ammazzi il vitello grasso. Perché?"
“Ha ragione! Perché mai????” si sentì una voce…..

Gli rispose il padre: ....hai idea di quanto sia saporito il vitello grasso con le erbette e la salsa?”