martedì 22 ottobre 2013

DELLA VITA E DELLE SUE CONFUSIONI

NEL POSTO SBAGLIATO


Penso che ognuno sia nel posto sbagliato.

Chi non merita gli onori e i denari che incassa e chi vale più della miseria in cui vive; chi sa amare e vive tra chi non sa ricambiare questo amore e chi piange a causa di chi ride. 
E' nel posto sbagliato chi fa un mestiere e ne vorrebbe un altro; chi ha il cuore di un artista ma ha tra le mani solo un calcolatore. 

Chi canta come un angelo e lavora per il demonio e chi sa sognare in una famiglia che uccide i suoi sogni ma anche chi deve scappare dal suo paese per vivere in luoghi dei quali nemmeno conosce la lingua. 

Gli dei, la Natura, il destino hanno creato i luoghi e i compiti, poi hanno preso i protagonisti e li hanno mescolati, distribuendoli a caso sulla Terra. 

E ora 

ognuno 

deve ritrovare il posto giusto 



ma non è facile.


I think everyone is in the wrong place.

Who does not deserve the honors and the money he owns; who is better than the misery in which he lives and who knows how to love and live among people unable to love and those who cry because of those who laugh.
Is in the wrong place who does a job but he would wish another one; who has the heart of an artist but only a pencil and a ruler in his hands.
 

Who sings like an angel and works for the devil and who knows how to dream in a family who kills his dreams but also those who must escape from their country to live in places where they don't even know the language.
The gods, nature, fate have created the sites and tasks, then they took the characters and mixed them, distributing everyone randomly on Earth.
 

And now
everyone
has to find the right place


but it's not easy


lunedì 7 ottobre 2013

DELL' UMANITA'

PANE AL NEMICO




Il mio bisnonno, classe 1897, ha avuto la fortuna e la sfortuna di vivere in prima persona avvenimenti e momenti storici del secolo scorso.

Uno dei suoi racconti più drammatici che posso ricordare si riferiva alla Grande Guerra dalla quale ebbe la fortuna di tornare vivo nonostante episodi incredibili degni di Remarque.

In prima linea, negli ultimi mesi di guerra che vedevano l’esercito Austro ungarico ormai in disfatta e incapace di rifornire anche solo minimamente le prime linee, il suo gruppo di Bersaglieri si trovò in trincea a pochi passi dal nemico: è risaputo che in diverse occasioni le due fazioni attendevano per ore e per nottate gli assalti contrapposte a distanze di meno di cento metri.
Nella notte, il mio bisnonno e i suoi commilitoni cominciarono a sentire un grido dai loro nemici: “Italiani! Fame! Pane!”.
Il dolore e la mancanza di forze degli austriaci erano ormai più grandi della paura di una fucilata, di una mitragliata o di un assalto alla baionetta. Fu così che, lontano dagli occhi dei superiori, in qualche modo i soldati italiani acconsentirono a quell’assurda richiesta di soccorso.

Erano le stesse persone che avrebbero ammazzato il giorno dopo
o da cui sarebbero stati ammazzati.



Perché lo fecero?

“Perché erano uomini come noi, stavano morendo di fame”
Il mio bisnonno pronunciava questa frase come se fosse la più naturale del mondo. Era uno di quelli che teneva un paio di medaglie buttate in un cassetto per 70 anni, senza neanche riguardarle o lucidare. Uno che fece la guerra perché si doveva, non perché odiasse un nemico. 

In casi come questo, davanti a disperazione e dolore, non ci si possono porre tante domande. Si fa perché non siamo solo esseri razionali ma abbiamo anche una pietà: siamo esseri umani a cui, a volte, ci viene imposto di odiare per legge.



My great-grandfather , born in 1897, had the fortune and misfortune to experience first hand events and historical moments of the last century. One of his most dramatic stories that I can remember was referring to the Great WW1, from which he was lucky enough to come back alive despite incredible episodes worthy of Remarque. In the first line, in the last months of the war that saw the Austro Hungarian army in defeat and unable to supply the first lines, his group of "Bersaglieri" found themselves in the trenches a few steps away from the enemy: it is a fact that in different occasions the two sides waited for hours or nights for the assaults opposed to distances of less than one hundred meters. In the night, my great-grandfather and his comrades began to hear a cry from their enemies: " Italiani! hunger ! Bread ! "The pain and lack of strength of the Austrians were now larger than the fear of a rifle, a machine gun or a bayonet charge . And so, far from the eyes of their superiors, Italian soldiers agreed to this absurd request for help. They were the same people who would have killed the next day or from who they would be killed.Why did they do ?        
 "Because they were people like us, they were dying of hunger"
So he used to say
In cases like this, in desperation, in pain, you can't have many questions.  It is because we are not only rational beings but we also have a pity : we are human beings who, sometimes, law imposes to hate .



Da "Uomini Contro" di Francesco Rosi. Uno straordinario episodio 
cinematografico abbastanza assimilabile a quello che racconto qui sopra.


M.Monicelli - La Grande Guerra (Sordi e Gassman)

martedì 1 ottobre 2013

PERSONE BELLISSIME



SGUARDI E PAROLE



Esistono persone bellissime

E non è solo un’apparenza: non è solo estetica ma non è una sensazione disgiunta da quello che vedono i nostri occhi.

Vale quando osservo una ragazza ma può valere anche per un uomo. Un sorriso aperto di una signorina nel fiore degli anni o di un ragazzo capace di trasmettere serenità con uno sguardo.

Può essere anche una signora anziana, gentile e ben curata con i capelli bianchi ben pettinati mentre la vedi scrivere o risponderti sorridente e pensi che potresti sposarla per quegli occhi così belli e per la calma che riesce a trasmetterti oppure per quanto sa comunicarti la sua giovinezza, quando ti racconta sognante la sua vita e i suoi incontri. Ti passa in testa questo pensiero buffo anche se ha quarant’anni più di te.

E’ bellissima una bimba dagli occhi grandi e i lunghi capelli scuri che non ha paura di niente e nessuno, che ha quattro fratelli più piccoli e si diverte a pettinarli e vestirli; a lavorare per loro come una mamma senza mai lamentarsi. Ha la voce di un angelo e canta parole semplici come lei. Non odia nessuno e pensa di essere felice perché ha una famiglia e perché può andare ogni giorno a scuola e incontrare tanti amici diversi.

E’ bello un uomo di sessanta anni con le spalle forti e la fronte alta, che cammina da solo nel buio e che da lontano sembra un orso solitario ma se lo sfiori su una spalla ti aprirà il suo cuore e ti racconterà mille storie, alcune persino vere, per riderne insieme.

E’ bella l’amica piccola e agile, con gli occhi che brillano solo perché ti vede e che ti vuole bene senza un motivo, senza che tu lo meriti. Forse solo perché tu vuoi bene a lei. Anch’essa ha delle storie da narrare e forse tu ne hai per lei. Sono regali preziosi che doniamo solo a persone speciali, persone che hanno orecchie in un mondo sordo e brutto.

Persone bellissime.