Penso
che ognuno sia nel posto sbagliato. Chi non merita gli onori e i denari
che incassa e chi vale più della miseria in cui vive; chi sa amare e
vive tra chi non sa ricambiare questo amore e chi piange a causa di chi
ride. E' nel posto sbagliato chi fa un mestiere e ne vorrebbe un altro;
chi ha il cuore di un artista ma ha tra le mani solo un calcolatore. Chi
canta come un angelo e lavora per il
demonio e chi sa sognare in una famiglia che uccide i suoi sogni ma
anche chi deve scappare dal suo paese per vivere in luoghi dei quali
nemmeno conosce la lingua. Gli dei, la Natura, il destino hanno creato i
luoghi e i compiti, poi hanno preso i protagonisti e li hanno
mescolati, distribuendoli a caso sulla Terra. E ora ognuno deve
ritrovare il posto giusto ma non è facile.
I think everyoneisin the wrong place. Whodoes not deservethe honorsand the money he owns; whois better thanthe misery inwhich he lives and who knows how to loveandliveamong people unable to love andthose who crybecause of those wholaugh. Is in the wrong placewho doesa jobbuthewould wish another one; who has the heart ofan artistbutonlya pencil and a ruler in his hands. Whosings like an angeland worksforthe deviland whoknows how to dreamin a familywho kills hisdreamsbut alsothose who mustescape from theircountry to livein places where they don't evenknow the language. The gods, nature, fate have createdthe sites andtasks, then they tookthe charactersand mixed them,distributing everyone randomlyon Earth. And now everyone has to findthe right place
Il mio bisnonno, classe 1897, ha avuto la fortuna e la
sfortuna di vivere in prima persona avvenimenti e momenti storici del secolo
scorso.
Uno dei suoi racconti più drammatici che posso ricordare si
riferiva alla Grande Guerra dalla quale ebbe la fortuna di tornare vivo
nonostante episodi incredibili degni di Remarque.
In prima linea, negli ultimi mesi di guerra che vedevano l’esercito
Austro ungarico ormai in disfatta e incapace di rifornire anche solo
minimamente le prime linee, il suo gruppo di Bersaglieri si trovò in trincea a
pochi passi dal nemico: è risaputo che in diverse occasioni le due fazioni
attendevano per ore e per nottate gli assalti contrapposte a distanze di meno
di cento metri.
Nella notte, il mio bisnonno e i suoi commilitoni cominciarono
a sentire un grido dai loro nemici: “Italiani! Fame! Pane!”.
Il dolore e la mancanza di forze degli austriaci erano ormai più grandi
della paura di una fucilata, di una mitragliata o di un assalto alla baionetta. Fu così che, lontano dagli occhi dei superiori, in qualche modo i soldati italiani
acconsentirono a quell’assurda richiesta di soccorso.
Erano le stesse persone
che avrebbero ammazzato il giorno dopo
o da cui sarebbero stati ammazzati.
Perché lo fecero?
“Perché erano uomini come noi, stavano morendo di fame”
Il mio bisnonno pronunciava questa frase come se fosse la più naturale del mondo. Era uno di quelli che teneva un paio di medaglie buttate in un cassetto per 70 anni, senza neanche riguardarle o lucidare. Uno che fece la guerra perché si doveva, non perché odiasse un nemico.
In casi come questo, davanti a disperazione e dolore, non ci
si possono porre tante domande. Si fa perché non siamo solo esseri razionali ma
abbiamo anche una pietà: siamo esseri umani a cui, a volte, ci viene imposto di
odiare per legge.
My
great-grandfather , born in 1897, had the fortune and misfortune to
experience first hand events and historical moments of the last
century. One
of his most dramatic stories that I can remember was referring to the
Great WW1, from which he was lucky enough to come back alive despite
incredible episodes worthy of Remarque. In
the first line, in the last months of the war that saw the Austro
Hungarian army in defeat and unable to supply the first lines, his group of "Bersaglieri" found themselves in the
trenches a few steps away from the enemy: it is a fact that in different
occasions
the two sides waited for hours or nights for the assaults opposed to distances of less than one hundred meters. In the night, my great-grandfather and his comrades began to hear a cry from their enemies: " Italiani! hunger ! Bread ! "The pain and lack of strength of the Austrians were now larger than the fear of a rifle, a machine gun or a bayonet charge . And so, far from the eyes of their superiors, Italian soldiers agreed to this absurd request for help. They were the same people who would have killed the next day or from who they would be killed.Why did they do ?
"Because they were people like us, they were dying of hunger"
So he used to say
In cases like this, in desperation, in pain, you can't have many questions. It
is because we are not only rational beings but we also have a pity : we
are human beings who, sometimes, law imposes to hate .
Da "Uomini Contro" di Francesco Rosi. Uno straordinario episodio
cinematografico abbastanza assimilabile a quello che racconto qui sopra.
E non è solo un’apparenza: non è solo estetica ma non è una
sensazione disgiunta da quello che vedono i nostri occhi.
Vale quando osservo una ragazza ma può valere anche per un
uomo. Un sorriso aperto di una signorina nel fiore degli anni o di un ragazzo
capace di trasmettere serenità con uno sguardo.
Può essere anche una signora anziana, gentile e ben curata
con i capelli bianchi ben pettinati mentre la vedi scrivere o risponderti
sorridente e pensi che potresti sposarla per quegli occhi così belli e per la
calma che riesce a trasmetterti oppure per quanto sa comunicarti la sua
giovinezza, quando ti racconta sognante la sua vita e i suoi incontri. Ti passa
in testa questo pensiero buffo anche se ha quarant’anni più di te.
E’ bellissima una bimba dagli occhi grandi e i lunghi
capelli scuri che non ha paura di niente e nessuno, che ha quattro fratelli più
piccoli e si diverte a pettinarli e vestirli; a lavorare per loro come una
mamma senza mai lamentarsi. Ha la voce di un angelo e canta parole semplici come lei. Non odia nessuno e
pensa di essere felice perché ha una famiglia e perché può andare ogni giorno a
scuola e incontrare tanti amici diversi.
E’ bello un uomo di sessanta anni con le spalle forti e la
fronte alta, che cammina da solo nel buio e che da lontano sembra un orso
solitario ma se lo sfiori su una spalla ti aprirà il suo cuore e ti racconterà
mille storie, alcune persino vere, per riderne insieme.
E’ bella l’amica piccola e agile, con gli occhi che brillano
solo perché ti vede e che ti vuole bene senza un motivo, senza che tu lo
meriti. Forse solo perché tu vuoi bene a lei. Anch’essa ha delle storie da
narrare e forse tu ne hai per lei. Sono regali preziosi che doniamo solo a
persone speciali, persone che hanno orecchie in un mondo sordo e brutto.