martedì 24 dicembre 2013

24 DICEMBRE

24 DICEMBRE

 

..."Mi raccomando ragazzi: Per Natale, fate i bravi" 
disse ad alta voce l'anziana signora ai nipoti scalmanati.

 

Il giorno dopo, 25 dicembre, i giovani uscirono in strada vestiti da sgherri spagnoli del '600 e minacciarono il curato del paese per impedire un imminente matrimonio.


martedì 26 novembre 2013

STORIE DI CUCCIOLI E DEL PICCIONE GIACOMO


IL PICCIONE GIACOMO



Un tempo, in un certo luogo, il piccione Giacomo vide un gruppo di cuccioli, di cagnolini piangere in un angolo, sotto un porticato, mentre imperversavano un vento e una pioggia freddi e fastidiosi.

"Dov'è la vostra mamma?" chiese
"E'... andata a procurare il cibo per noi piccoli" rispose dopo un po' il più paffutello dei piccoli, strofinandosi gli occhi con la zampetta.
"E allora perché piangete? Sono certo che tornerà subito con quel che vi serve. Non sarà la prima volta, no?"
"E' che piangiamo - rispose ancora - perché la mamma ci ha rimproverati ché ancora non sappiamo abbaiare...e ha detto che se non impariamo ad abbaiare non diventeremo mai grandi"
"Tutto qui?" spalancò gli occhi Giacomo
"Certo!"
"Ma non è così grave! Io le so queste cose!
Abbaiare ... dico abbaiare veramente, non è difficile
.....ma neppure una sciocchezza.
Tutti i cani credono di abbaiare. Non tutti abbaiano veramente. Alcuni lo fanno sempre, solo per farsi notare da tutti e io non li sopporto; altri abbaiano male, per non aver voluto imparare.
Vi esprimerete tutta la vita facendo gesti, muovendovi, agitando la coda ma anche e soprattutto abbaiando!
E' dentro di voi, lo sapete già fare. Non serve insegnarlo ma … c'è un problema.
"Quale??" e questa volta risposero tutti i cagnolini in coro che ormai avevano smesso di piangere e ascoltavano con attenzione le parole del saggio Giacomo.

"Beh... per abbaiare servono due cose:
prima di tutto bisogna avere un motivo per abbaiare. I lupi ululano alla Luna, per ricordarle che le sono devoti per essere la loro compagna ed illuminare le notti. I cani da guardia abbaiano quando un ladro cerca di avvicinarsi al cancello.
Un motivo, ci vuole un motivo: qualcosa davanti a sé per cui abbaiare.

Seconda cosa: bisogna avere qualcosa dentro per abbaiare fuori. Abbaiare nasce da un sentimento inespresso che si vuole esprimere; vien dallo stomaco, dal cervello e poi, attraverso tutto il corpo, esce: leggero come una piuma o potente come il tuono; alto come un fischietto o grave come la sirena di una nave. Esce da solo, piccoli miei! Se gli date spazio per uscire, se lo fate con l'anima e con la bocca aperta, il naso in avanti e la schiena diritta. Esce da solo se abbiate con tutta l'anima senza pensare ad altro. Chi vi ascolta deve capire perché abbaiate!

E così la mamma, una bella cagnetta bianca, tornando con il cibo, si ritrovò circondata dai suoi cinque cuccioli che abbaiavano festosi perché volevano mangiare e perché volevano farle sapere come erano felici che lei fosse tornata.

poco più in là, un piccione, camminava per i portici ripetendo:

"Qualcosa, davanti a sé, un motivo per farlo......... e qualcosa di grande, dentro, da esprimere e da tirare fuori senza pensare a chi mi guarda......" e continuava a camminare e camminare il piccione Giacomo,

che non aveva mai avuto il coraggio

di imparare

a volare






martedì 22 ottobre 2013

DELLA VITA E DELLE SUE CONFUSIONI

NEL POSTO SBAGLIATO


Penso che ognuno sia nel posto sbagliato.

Chi non merita gli onori e i denari che incassa e chi vale più della miseria in cui vive; chi sa amare e vive tra chi non sa ricambiare questo amore e chi piange a causa di chi ride. 
E' nel posto sbagliato chi fa un mestiere e ne vorrebbe un altro; chi ha il cuore di un artista ma ha tra le mani solo un calcolatore. 

Chi canta come un angelo e lavora per il demonio e chi sa sognare in una famiglia che uccide i suoi sogni ma anche chi deve scappare dal suo paese per vivere in luoghi dei quali nemmeno conosce la lingua. 

Gli dei, la Natura, il destino hanno creato i luoghi e i compiti, poi hanno preso i protagonisti e li hanno mescolati, distribuendoli a caso sulla Terra. 

E ora 

ognuno 

deve ritrovare il posto giusto 



ma non è facile.


I think everyone is in the wrong place.

Who does not deserve the honors and the money he owns; who is better than the misery in which he lives and who knows how to love and live among people unable to love and those who cry because of those who laugh.
Is in the wrong place who does a job but he would wish another one; who has the heart of an artist but only a pencil and a ruler in his hands.
 

Who sings like an angel and works for the devil and who knows how to dream in a family who kills his dreams but also those who must escape from their country to live in places where they don't even know the language.
The gods, nature, fate have created the sites and tasks, then they took the characters and mixed them, distributing everyone randomly on Earth.
 

And now
everyone
has to find the right place


but it's not easy


lunedì 7 ottobre 2013

DELL' UMANITA'

PANE AL NEMICO




Il mio bisnonno, classe 1897, ha avuto la fortuna e la sfortuna di vivere in prima persona avvenimenti e momenti storici del secolo scorso.

Uno dei suoi racconti più drammatici che posso ricordare si riferiva alla Grande Guerra dalla quale ebbe la fortuna di tornare vivo nonostante episodi incredibili degni di Remarque.

In prima linea, negli ultimi mesi di guerra che vedevano l’esercito Austro ungarico ormai in disfatta e incapace di rifornire anche solo minimamente le prime linee, il suo gruppo di Bersaglieri si trovò in trincea a pochi passi dal nemico: è risaputo che in diverse occasioni le due fazioni attendevano per ore e per nottate gli assalti contrapposte a distanze di meno di cento metri.
Nella notte, il mio bisnonno e i suoi commilitoni cominciarono a sentire un grido dai loro nemici: “Italiani! Fame! Pane!”.
Il dolore e la mancanza di forze degli austriaci erano ormai più grandi della paura di una fucilata, di una mitragliata o di un assalto alla baionetta. Fu così che, lontano dagli occhi dei superiori, in qualche modo i soldati italiani acconsentirono a quell’assurda richiesta di soccorso.

Erano le stesse persone che avrebbero ammazzato il giorno dopo
o da cui sarebbero stati ammazzati.



Perché lo fecero?

“Perché erano uomini come noi, stavano morendo di fame”
Il mio bisnonno pronunciava questa frase come se fosse la più naturale del mondo. Era uno di quelli che teneva un paio di medaglie buttate in un cassetto per 70 anni, senza neanche riguardarle o lucidare. Uno che fece la guerra perché si doveva, non perché odiasse un nemico. 

In casi come questo, davanti a disperazione e dolore, non ci si possono porre tante domande. Si fa perché non siamo solo esseri razionali ma abbiamo anche una pietà: siamo esseri umani a cui, a volte, ci viene imposto di odiare per legge.



My great-grandfather , born in 1897, had the fortune and misfortune to experience first hand events and historical moments of the last century. One of his most dramatic stories that I can remember was referring to the Great WW1, from which he was lucky enough to come back alive despite incredible episodes worthy of Remarque. In the first line, in the last months of the war that saw the Austro Hungarian army in defeat and unable to supply the first lines, his group of "Bersaglieri" found themselves in the trenches a few steps away from the enemy: it is a fact that in different occasions the two sides waited for hours or nights for the assaults opposed to distances of less than one hundred meters. In the night, my great-grandfather and his comrades began to hear a cry from their enemies: " Italiani! hunger ! Bread ! "The pain and lack of strength of the Austrians were now larger than the fear of a rifle, a machine gun or a bayonet charge . And so, far from the eyes of their superiors, Italian soldiers agreed to this absurd request for help. They were the same people who would have killed the next day or from who they would be killed.Why did they do ?        
 "Because they were people like us, they were dying of hunger"
So he used to say
In cases like this, in desperation, in pain, you can't have many questions.  It is because we are not only rational beings but we also have a pity : we are human beings who, sometimes, law imposes to hate .



Da "Uomini Contro" di Francesco Rosi. Uno straordinario episodio 
cinematografico abbastanza assimilabile a quello che racconto qui sopra.


M.Monicelli - La Grande Guerra (Sordi e Gassman)

martedì 1 ottobre 2013

PERSONE BELLISSIME



SGUARDI E PAROLE



Esistono persone bellissime

E non è solo un’apparenza: non è solo estetica ma non è una sensazione disgiunta da quello che vedono i nostri occhi.

Vale quando osservo una ragazza ma può valere anche per un uomo. Un sorriso aperto di una signorina nel fiore degli anni o di un ragazzo capace di trasmettere serenità con uno sguardo.

Può essere anche una signora anziana, gentile e ben curata con i capelli bianchi ben pettinati mentre la vedi scrivere o risponderti sorridente e pensi che potresti sposarla per quegli occhi così belli e per la calma che riesce a trasmetterti oppure per quanto sa comunicarti la sua giovinezza, quando ti racconta sognante la sua vita e i suoi incontri. Ti passa in testa questo pensiero buffo anche se ha quarant’anni più di te.

E’ bellissima una bimba dagli occhi grandi e i lunghi capelli scuri che non ha paura di niente e nessuno, che ha quattro fratelli più piccoli e si diverte a pettinarli e vestirli; a lavorare per loro come una mamma senza mai lamentarsi. Ha la voce di un angelo e canta parole semplici come lei. Non odia nessuno e pensa di essere felice perché ha una famiglia e perché può andare ogni giorno a scuola e incontrare tanti amici diversi.

E’ bello un uomo di sessanta anni con le spalle forti e la fronte alta, che cammina da solo nel buio e che da lontano sembra un orso solitario ma se lo sfiori su una spalla ti aprirà il suo cuore e ti racconterà mille storie, alcune persino vere, per riderne insieme.

E’ bella l’amica piccola e agile, con gli occhi che brillano solo perché ti vede e che ti vuole bene senza un motivo, senza che tu lo meriti. Forse solo perché tu vuoi bene a lei. Anch’essa ha delle storie da narrare e forse tu ne hai per lei. Sono regali preziosi che doniamo solo a persone speciali, persone che hanno orecchie in un mondo sordo e brutto.

Persone bellissime.



martedì 3 settembre 2013

MELAMPO, PINOCCHIO E LE FAINE...

PINOCCHIO, CAPITOLO XXII

Vale la pena di leggere davvero questo racconto nella versione originale. Lo ricordo sempre con piacere.
IN questo capitolo, Pinocchio, è costretto a fare il cane da guardia dopo essere stato catturato dal padrone


Ed era già più di due ore che dormiva saporitamente; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi-pissi di vocine strane, che gli parve di sentire nell'aia. Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro, che parevano gatti. Ma non erano gatti: erano faine, animaletti carnivori, ghiottissimi specialmente di uova e di pollastrine giovani. Una di queste faine, staccandosi dalle sue compagne, andò alla buca del casotto e disse sottovoce:
- Buona sera, Melampo.
- Io non mi chiamo Melampo, - rispose il burattino.
- O dunque chi sei?
- Io sono Pinocchio.
- E che cosa fai costì?
- Faccio il cane di guardia.
- O Melampo dov'è? dov'è il vecchio cane, che stava in questo casotto?
- È morto questa mattina.
- Morto? Povera bestia! Era tanto buono!... Ma giudicandoti alla fisonomia, anche te mi sembri un cane di garbo.
- Domando scusa, io non sono un cane!...
- O chi sei?
- Io sono un burattino.
- E fai da cane di guardia?
- Purtroppo: per mia punizione!...
- Ebbene, io ti propongo gli stessi patti, che avevo col defunto Melampo: e sarai contento.
- E questi patti sarebbero?
- Noi verremo una volta la settimana, come per il passato, a visitare di notte questo pollaio, e porteremo via otto galline. Di queste galline, sette le mangeremo noi, e una la daremo a te, a condizione, s'intende bene, che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l'estro di abbaiare e di svegliare il contadino.
- E Melampo faceva proprio così? - domandò Pinocchio.
- Faceva così, e fra noi e lui siamo andati sempre d'accordo. Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina bell'e pelata, per la colazione di domani. Ci siamo intesi bene?
- Anche troppo bene!... - rispose Pinocchio: e tentennò il capo in un certo modo minaccioso, come se avesse voluto dire: «Fra poco ci riparleremo!».
Quando le quattro faine si credettero sicure del fatto loro, andarono difilato al pollaio, che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane, e aperta a furia di denti e di unghioli la porticina di legno, che ne chiudeva l'entratina, vi sgusciarono dentro, una dopo l'altra. Ma non erano ancora finite d'entrare, che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza.
Quello che l'aveva richiusa era Pinocchio; il quale, non contento di averla richiusa, vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra, a guisa di puntello.
E poi cominciò ad abbaiare: e, abbaiando proprio come se fosse un cane di guardia, faceva colla voce bu-bu-bu-bu.
A quell'abbaiata, il contadino saltò dal letto e, preso il fucile e affacciatosi alla finestra, domandò:
- Che c'è di nuovo?
- Ci sono i ladri! - rispose Pinocchio.
- Dove sono?
- Nel pollaio.
- Ora scendo subito.
E infatti, in men che non si dice amen, il contadino scese: entrò di corsa nel pollaio e, dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine, disse loro con accento di vera contentezza:
- Alla fine siete cascate nelle mie mani! Potrei punirvi, ma sì vil non sono! Mi contenterò, invece, di portarvi domani all'oste del vicino paese, il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte. È un onore che non vi meritate, ma gli uomini generosi come me non badano a queste piccolezze!...
Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, cominciò a fargli molte carezze, e, fra le altre cose, gli domandò:
- Com'hai fatto a scuoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s'era mai accorto di nulla...
Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva: avrebbe potuto, cioè, raccontare i patti vergognosi che passavano fra il cane e le faine: ma ricordatosi che il cane era morto, pensò subito dentro di sé: - A che serve accusare i morti?... I morti son morti, e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace!...
- All'arrivo delle faine sull'aia, eri sveglio o dormivi? - continuò a chiedergli il contadino.
- Dormivo, - rispose Pinocchio, - ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci, e una è venuta fin qui al casotto per dirmi: «Se prometti di non abbaiare e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra bell'e pelata!...». Capite, eh? Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta! Perché bisogna sapere che io sono un burattino, che avrò tutti i difetti di questo mondo: ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco alla gente disonesta!
- Bravo ragazzo! - gridò il contadino, battendogli sur una spalla. - Cotesti sentimenti ti fanno onore: e per provarti la mia grande soddisfazione, ti lascio libero fin d'ora di tornare a casa.
E gli levò il collare da cane.

 CHAPTER XXII, PINOCCHIO

Even though a boy may be very unhappy, he very seldom loses sleep over his worries. The Marionette, being no exception to this rule, slept on peacefully for a few hours till well along toward midnight, when he was awakened by strange whisperings and stealthy sounds coming from the yard. He stuck his nose out of the doghouse and saw four slender, hairy animals. They were Weasels, small animals very fond of both eggs and chickens. One of them left her companions and, going to the door of the doghouse, said in a sweet voice:
"Good evening, Melampo."
"My name is not Melampo," answered Pinocchio.
"Who are you, then?"
"I am Pinocchio."
"What are you doing here?"
"I'm the watchdog."
"But where is Melampo? Where is the old dog who used to live in this house?"
"He died this morning."
"Died? Poor beast! He was so good! Still, judging by your face, I think you, too, are a good-natured dog."
"I beg your pardon, I am not a dog!"
"What are you, then?"
"I am a Marionette."
"Are you taking the place of the watchdog?"
"I'm sorry to say that I am. I'm being punished."
"Well, I shall make the same terms with you that we had with the dead Melampo. I am sure you will be glad to hear them."
"And what are the terms?"
"This is our plan: We'll come once in a while, as in the past, to pay a visit to this henhouse, and we'll take away eight chickens. Of these, seven are for us, and one for you, provided, of course, that you will make believe you are sleeping and will not bark for the Farmer."
"Did Melampo really do that?" asked Pinocchio.
"Indeed he did, and because of that we were the best of friends. Sleep away peacefully, and remember that before we go we shall leave you a nice fat chicken all ready for your breakfast in the morning. Is that understood?"
"Even too well," answered Pinocchio. And shaking his head in a threatening manner, he seemed to say, "We'll talk this over in a few minutes, my friends."
As soon as the four Weasels had talked things over, they went straight to the chicken coop which stood close to the doghouse. Digging busily with teeth and claws, they opened the little door and slipped in. But they were no sooner in than they heard the door close with a sharp bang.
The one who had done the trick was Pinocchio, who, not satisfied with that, dragged a heavy stone in front of it. That done, he started to bark. And he barked as if he were a real watchdog: "Bow, wow, wow! Bow, wow!"
The Farmer heard the loud barks and jumped out of bed. Taking his gun, he leaped to the window and shouted: "What's the matter?"
"The thieves are here," answered Pinocchio.
"Where are they?"
"In the chicken coop."
"I'll come down in a second."
And, in fact, he was down in the yard in a twinkling and running toward the chicken coop.
He opened the door, pulled out the Weasels one by one, and, after tying them in a bag, said to them in a happy voice: "You're in my hands at last! I could punish you now, but I'll wait! In the morning you may come with me to the inn and there you'll make a fine dinner for some hungry mortal. It is really too great an honor for you, one you do not deserve; but, as you see, I am really a very kind and generous man and I am going to do this for you!"
Then he went up to Pinocchio and began to pet and caress him.
"How did you ever find them out so quickly? And to think that Melampo, my faithful Melampo, never saw them in all these years!"
The Marionette could have told, then and there, all he knew about the shameful contract between the dog and the Weasels, but thinking of the dead dog, he said to himself: "Melampo is dead. What is the use of accusing him? The dead are gone and they cannot defend themselves. The best thing to do is to leave them in peace!"
"Were you awake or asleep when they came?" continued the Farmer.
"I was asleep," answered Pinocchio, "but they awakened me with their whisperings. One of them even came to the door of the doghouse and said to me, `If you promise not to bark, we will make you a present of one of the chickens for your breakfast.' Did you hear that? They had the audacity to make such a proposition as that to me! For you must know that, though I am a very wicked Marionette full of faults, still I never have been, nor ever shall be, bribed."
"Fine boy!" cried the Farmer, slapping him on the shoulder in a friendly way. "You ought to be proud of yourself. And to show you what I think of you, you are free from this instant!"
And he slipped the dog collar from his neck.

domenica 25 agosto 2013

IL CANTAUTORE

CONTRO IL SISTEMA



Il cantautore gridava la sua rabbia e sognava un mondo di giustizia.  La sua chitarra con placche d’oro e due diamanti incastonati emetteva note lunghe e dolci mentre la sua voce graffiava l’aria con la sua convinzione.

Viveva in California, in una grande tenuta di sua proprietà con parchi e piscine ma aveva possedimenti in mezzo mondo e da quei paradisi di quiete e natura poteva apprezzare i veri valori della vita e insegnare ai ragazzi la via dell’amore. Dai suoi video ci raccontava del mondo avaro e crudele, di una società consumistica e senza senso. 
“Si invecchia tutti passivamente, senza dare alla vita e ai valori il giusto peso”: questo erano le parole che accompagnavano le sue note anche se a volte faticava la sua voce, ostacolata dagli zigomi e dalle labbra semi immobilizzati dagli interventi chirurgici.
Amava gli animali e aveva un grande allevamento di cani che eseguivano alla perfezione ogni suo comando e vincevano medaglie e trofei in competizioni ed esibizioni. Le sue amate bestie erano orgogliosissime di tutte quelle vittorie.
Il cantautore aveva composto un brano dolcisismo e con le sue dita arpeggiava l’amore, con le parole animava il sentimento vero. Un amore non basato solo sull’apparenza ma eterno: fatto di piccoli gesti quotidiani. La sua quarta moglie, una modella argentina più giovane di lui di una quarantina d’anni, ascoltava sempre quella canzone: il cantautore le aveva regalato i diritti della pubblicazione per il suo compleanno che fruttavano oltre 40.000 euro l’anno, insieme a una Mercedes nuova. Prima di sposarsi di nuova, con la sorella di lei, sentiva spesso la sua mancanza durante le lunghe tournee in giro per il mondo. In quelle noiose sere al Casinò in cui finiva sempre per perdere montagne di soldi e donarne altrettanti alla fan di turno o alla professionista che divideva il letto con lui in qualche Grande Albergo.

Odiava gli inquinatori e gli sfruttatori dell’ambiente, in prima persona aveva parlato con il primo Ministro per opporsi alla costruzione di un Aeroporto che avrebbe necessitato il disboscamento di un’area grande almeno come il suo campo da golf personale. Per l'occasione si era recato presso la sede del Governo a sue spese, utilizzando il suo elicottero personale.

Sollecitava la necessità di aiutare i Paesi del terzo mondo e lui in prima persona donava grandi quantità di denaro grazie ai suoi concerti benefici che gli fruttavano un ritorno di immagine, diritti e introiti commerciali altrettanto consistente. Non gli bastava: grazie a un giro di denaro che gli consentiva milioni di euro di evasione fiscale, in realtà si permetteva di fare altra beneficenza che probabilmente neppure possiamo sapere.

“Solidarietà” “Aiuto reciproco” nel ritornello di uno dei suoi successi, la stessa canzone che cantavano un gruppo di ex operai che avevano perso il lavoro e avevano occupato in comunità un vecchio casolare abbandonato da tanti anni e semi diroccato all’interno di un terreno di proprietà del cantautore: non potevano più permettersi un affitto. Il cantautore li fece sgomberare con l’aiuto della Polizia: era d’accordo sulla protesta ma non per questo riteneva  giusto occupare abusivamente proprietà altrui. Era solo una questione di principio, niente di personale.

Lui gridava contro le multinazionali che detenevano una quota consistente delle azioni della sua Casa Discografica e dedicava molto tempo a divulgare informazioni sul cibo sano e su un’alimentazione che consentisse una vita più salutare ed equilibrata.
L’alcolismo, la cocaina e le droghe che assumeva quotidianamente lo spensero all’età di 63 anni durante un festino con minorenni ma il suo senso di giustizia e la sua musica rimangono con noi. Sempre.