BENVENUTI A NUBICUCULIA
CANZONE (MOLTO) LIBERA
IN DIECI STROFE
A Nubicuculia, città di uccelli
strani e di strane storie contatori,
siate i benvenuti voi o spettatori
che ascolterete attenti.
Se senti un fischio o zirlo o chioccolare
non pare più celeste
il cielo ornato di zampette, teste
e suoni? Ma dai: ben
altro che versare
i penne e piume han da raccontare
Io vidi il passero che già una prima
volta, volando giunse a rassettare
l’amato nido suo.
Partì con l’opera, però era molta
la messe di rametti per raccolta
e tutto non potea in un dì finire:
“ri – passero più tardi”
Si disse allor l’uccello.
Nessuno l’aiutava nel suo agire
essendo solitario: è risaputo.
Una rosata Gazza,
di calcio e giocatori avea notizie:
infatti dello Sport era “Gazzetta”
e al bar la si
ascoltava con passione.
Va detto che più volte, la furbetta,
dolcetti consumava e non pagando
in cambio di notizie sulla squadra.
Per questo abitualmente gazza “ladra”
da tutti era chiamata
Il Gallo col suo poderoso strillo
il Cuculo chiamò con insistenza.
Il nome del secondo a dire il vero
sarebbe un po’ più corto
ma il gallo è balbuziente e quindi un poco
ripete il verso suo ma incespicando.
Infatti, all’alba, annuncia domandando
e vorrebbe chieder solamente: “CHI?”
Ma un po’ esitante è il becco e nel balbetto
Ei fa “Chi Chi Ri Chi !” da in cima a un tetto
Un inglese pellicano: Pelikan
Essendo forse snob perché straniero
avea una distinzione:
a sfera eran le penne color nero.
“Eh! Qui gatta ci cova!”
diceva invece un grosso e strano uccello
che aveva orecchie a punta e lunghi baffi,
un becco curvo e unghie per i graffi.
L’aspetto era felino ma covava: infatti
da incrocio di un amore molto strano
con ali e quattro zampe qui era nato
un ibrido piumato.
Telefonavo sempre al Municipio
Ed al principio sempre rispondeva
un merlo assai loquace
ma un giorno egli non volle più parlare:
alla richiesta di “non far l’indiano”
fischiava solamente dal suo giallo
becco con l’aria di sentirsi offeso.
Da tempo lungo ormai non si vedeva
L’Uccello Lira più in circolazione:
fu dal duemiladue per precisione
e non che prima fosse in abbondanza
Per questa sparizione fu chiamato
Colombo che era arguto e assai stimato,
un ispettore noto pure in quanto
fu il primo uccel nel Nuovo Continente.
Già quando fu promosso un dì tenente
Avea risolto il caso dello struzzo
trovato morto con la testa nella
sabbia ma mista a calce un dì di pioggia
insieme a ghiaia al povero uccellone
del capo ne impedì la fuoriuscita.
E’ noto il nome del mistér svelato:
“Il caso calcestruzzo”, fu chiamato
Io vidi, un pomeriggio, un bell’incontro
di pallone. Un incidente strano lo interruppe:
Si ruppe, con un foro, quella sfera
bucata da un bel picchio malandrino
Di giallo si mostrò lì il cardellino
ma non è preoccupante
ché quando il cardellino è rosso, attenti!
Con far deciso uscire fa i presenti.
A mille poi giungevan capinere
ballando il tango insieme al “Picchio Verde”
Sé stessa interpretava la civetta
con far provocatorio ed ammiccante:
l’allocco, in quanto tale, facilmente
da lei veniva attratto e rovinato
E poi perdeva i soldi nell’azzardo
Per colpadi quel gufo lì a gufare.
Mia cara amica Vera: quante volte
ti dissi che è un’ idea per niente saggia
Usare rondinelle e non piccioni
Per consegnar messaggi.
Sostieni che le prime sian veloci
e sempre ti ripeto:
E’ risaputo al mondo: “Una rondine
non fa prima, Vera! Mai”
Paolo Schembri