mercoledì 14 dicembre 2011

MOONLIGHT SERENADE

Un ballo a grandi ed eleganti falcate: a testa alta e spalle tese ma leggeri come insetti tra i fili d'erba. Come se non toccassimo terra io e te.
In un tempo lontano che non conosce tutto questo e un clarinetto che racconta una storia trasportata da un'orchestra d'oltreoceano.
Tra queste note io sono sereno, nell'armonia perfetta di Glenn Miller io sono me stesso insieme a chiunque voglia stare con me

il tempo di un ballo

Moonlight serenade

giovedì 13 ottobre 2011

12 OTTOBRE - DELLE INDIE E DI RODRIGO

DIECIMILA MARAVEDI' DI JURO

Rodrigo era sempre stato fiducioso, addirittura certo di raggiungere le Indie e persino nei giorni più duri: lontani da casa in una direzione che nessun marinaio aveva mai intrapreso. Né Africa né Spagna e né Sud né Est ma

 Ovest

Ora rimanevano pochi dubbi che la meta fosse vicina: tronchi nel mare, forse addittura lavorati da mani umane; la luce in lontananza avvistata dal Capitano per un attimo.

Era questione di ore, forse minuti o meglio era una questione di Diecimila Maravedì: la fortuna promessa addirittura da Re Ferdinando in persona per chi avesse visto per primo le Indie o qualunque altra stramaledetta terra laggiù.

Con Diecimila Maravedì la sua famiglia si sarebbe sistemata per sempre. Non che Rodrigo avesse mai conosciuto la miseria perché era nato in un discreto benessere ma i problemi negli ultimi anni erano stati tanti: la fortuna aveva voltato faccia ai commerci di suo padre e Juan Rodriguez, questo il suo vero nome da convertito, faceva affidamento su questo viaggio per tornare vincitore a casa.
Convertito, sì, perché Juan Rodriguez de Bermejo (che tutti conoscevano come Rodrigo di Triana) era musulmano e per salire sulle cattolicissime Caravelle donate da Sua Maestà Isabella fu costretto al Cristianesimo con un rapido battesimo. In fondo a lui importava assai poco che Dio si trovasse A Roma o altrove o che avesse avuto un figlio in giro per la Terra Santa 1500 anni prima: era un uomo di mare e bastava che Dio o Allah tenessero a galla la nave e gli regalassero quei maledetti soldi promessi dal Re (e mettiamoci anche la giacca di seta aggiunta da Colombo all'ultimo momento come ricompensa aggiuntiva).

Rodrigo era certo il predestinato: dalla coffa della Pinta dove non si era addormentato neppure un secondo, alle due di notte di quel 12 ottobre fu certo di non avere abbagli.

"TERRA!"

Rodrigo gridò la sua scoperta come se fosse già ricco, con l'immagine del Re che consegnava il denaro tra cerimonie e sigilli.

Un' immagine, appunto.

Indigeni nudi e senza civiltà, qualche frutto nuovo e niente stoffe, semmai cotone filato che regalavano in cambio di pietruzze e gingilli. Niente di così interessante se non pappagalli molto colorati e animali.

Al ritorno in Spagna pochi soldi, porte chiuse e niente promesse mantenute. Niente Diecimila Maravedì, niente onori, niente feste.
Pochi soldi, porte chiuse, niente promesse mantenute.

"Al Diavolo Colombo, al Diavolo Ferdinando e pure Isabella!
Al Diavolo la Pinta e le Indie!"
Ora Rodrigo, dopo tanti anni da quell'avventura, racconta ai figli e agli amici a Siviglia di quando a 23 anni vide per primo "il Nuovo Mondo" e nessuno adesso sembra credergli anche se sanno come sia stato un importante membro di quella famosa spedizione di 40 anni prima.

Ha odiato Cristoforo Colombo e quel viaggio per tutta la vita. Le sue speranze di ragazzo e i suoi sogni di gloria infranti lo hanno accompagnato eppure, dopo tanto tempo, tra i palazzi e le strade di Siviglia porta ancora con orgoglio i suoi ricordi, sente ancora quei momenti come una sua presenza nella storia

e indossa ancora quella vecchia e cara giubba di seta dell'Ammiraglio.




americhe
 

venerdì 30 settembre 2011

DELL'AUTUNNO E DELL'ESTATE


IL PRIMO DI NOVEMBRE



Una maniera di fare informazione pressapochista e popolare vuole farci credere che l'equinozio d'autunno, fissato il 21 settembre, coincida con la fine dell'estate. I nostri negozi ci propongono la collezione di sciarpe e cappotti quando ancora al pomeriggio il termometro segna 30 gradi all'ombra e i vecchi si sorprendono di come le giornate si accorcino in fretta come se non fosse avvenuto lo stesso negli ultimi miliardi di anni da quando il nostro pianeta ha un asse inclinato rispetto alla sua orbita.

In verità nella Pianura Padana settembre è ancora un mese piuttosto mite, talvolta con buone massime fino ad ottobre e, così come quest'anno, in genere scarsamente piovoso.

Eppure non è meteorologico il motivo per cui, da molti anni, impongo fascistamente che l'autunno cominci il giorno 1 di novembre. Fino a tale data non indosso giubbe o cappotti e, potendo, neppure felpe.
Il fatto è che da almeno un paio di decenni questa stagione ha preso a piacermi e mi ha regalato emozioni e tranquillità che l'autunno ruba seminando freddo, angosce, traffico, piogge, mal di gola e stress con la sola pausa del Natale che è spesso troppo breve per poter essere afferrata.

Ogni volta la stagione del Sole risveglia inevitabilmente cuore ed ormoni: rinascono amori e passioni quasi sempre destinati a non durare, si dimagrisce, si diventa persino più belli o ci si crede tali. La lunghezza delle giornate mi fa riscoprire la voglia di fare, di essere che poi muoiono con l'autunno, con l'acqua per strada, l'acqua nel cielo, il freddo nella testa.
La depressione è una falsa amica, qualcuno la crede sincera, rassicurante nella sua monotonia e invece è alle nostre spalle che cerca un cielo buio per incastrarci e distruggerci.

Primo novembre.
Fino al primo novembre la mia mente e il mio corpo sono esposti al Sole, ad un abbraccio o solo a un ricordo di esso, al piacere di un pomeriggio all'aperto senza impegni e obblighi.


 



domenica 24 luglio 2011

FORSE NON TUTTI SANNO CHE


PERRAULT E I FRATELLI GRIMM
 




Si dice spesso che, le storie originali dei Fratelli Grimm e di Perrault, siano differenti rispetto a quelle a noi raccontate da bambini. In particolare mi ha sempre incuriosito che si parlasse di particolari assai più macabri nei finali delle loro favole: non meno terribili del celebre pifferaio di Hamelin o delle affascinanti storie di Andersen che, per quanto note, sono state sempre evitate dalle produzioni Disneyane.

La matrigna di Cenerentola, ad esempio, chiede alle sorellastre di tagliarsi il dito o il calcagno per riuscire ad indossare la scarpetta e l'altra nota matrigna, quella di Biancaneve, dovrà indossare un paio di pantofole roventi e morire per il dolore come punizione finale della sua cattiveria.

Ma questo è ancora poco.
Molte di queste fiabe sono raccolte e rivedute dagli scrittori dell'epoca partendo da antiche tradizioni orali .
Se già nel Cappuccetto Rosso di Perrault ci sono chiari riferimenti sessuali (la bimba viene invitata dal lupo a spogliarsi per mettersi a letto con lui), secondo le ricerche e le raccolte fatte basandosi sulle antiche versioni orali si arrivava a addirittura a riti cannibalici con Lupo e Cappuccetto che mangiano i resti della nonna.

Sono convinto che il pudore che contraddistingue il modo di raccontare storie ai bambini negli ultimi settant'anni sia legato alla netta differenza nell'approccio all'educazione delle ultime generazioni di genitori.
Nella vita come nella narrazione si bada più a evitare, a nascondere il male e far vivere i bimbi nell'illusione di un mondo ideale piuttosto che mettere in guardia gli stessi dai tremendi pericoli della vita.
A questo servivano le fiabe oltre che ad offrire perle di saggezza spicciola: a tenere gli occhi aperti per i "mostri" che si potevano incontrare che, più che lupi, streghe o bestie selvatiche, erano più spesso uomini.
 




Quando stavano per essere celebrate le nozze con il principe, arrivarono le false sorellastre: esse volevano ingraziarsi Cenerentola e partecipare alla sua fortuna. All’entrata della chiesa, la maggiore si trovò a destra di Cenerentola, la minore alla sua sinistra. Allora le colombe cavarono un occhio a ciascuna. Poi, all’uscita, la maggiore era a sinistra e la minore a destra; e le colombe cavarono a ciascuna l’altro occhio. Così esse furono punite con la cecità per essere state false e malvagie.

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venerdì 8 luglio 2011

IL SOLDATO TEDESCO


Uno degli aspetti che più amo del mio rapporto con la bicicletta è quel romantico dubbio che sia lei e non io a decidere quale meta si  raggiungerà ogni volta che partiamo assieme.
Non sono un vero ciclista: raramente durante l'anno riesco a godermi un bel giro con la mia due ruote ma quelle poche volte amo andare più lontano possibile. Io decido la direzione iniziale, magari ho in mente anche un luogo che vorrei vedere o rivedere durante il percorso, poi è il caso, la voglia di provare nuovi sentieri e strade oltre agli eventi e le sensazioni lungo il cammino che mi conducono sempre più lontano. Altrove.

Un' altra magia legata alla bicicletta è quella che ti mette in comunicazione con tante persone sconosciute quando entri in un paese. Se tu arrivi in automobile difficilmente ti rivolgono uno sguardo o una parola: quando invece giungi pedalando da solo (magari non attrezzato e vestito come un professionista della Parigi Roubaix) le signore e gli anziani o i bambini si sentono talvolta in dovere di accoglierti, di comunicare con te anche solo per un minuto.

Poco tempo fa ho pubblicato sul più noto Social network mondiale (non lo nomino ben sapendo che ho trascurato questo blog dal mio ingresso su quel portale) un noto spezzone del film "Tutti a casa" di Comencini.

Si è trattato di una sorta di profezia.

In quel video un soldato dell'esercito nazista, un disertore, si consegna spontaneamente a un drappello di soldati italiani (ovviamente siamo nel periodo dopo l'armistizio  del 43). Alberto Sordi interpreta il Tenente che guida il gruppo di soldati alleati e rifiuta, anche un po' alterato, la "scomoda" richiesta del poveraccio. La scena è ironica sebbene drammatica nel suo significato.

Qui mi ricollego alla bicicletta.

Neanche 24 ore dopo aver pubblicato questo video mi ritrovo in bicicletta nell'Appennino Bolognese.
Pedalando su quelle salite fai sempre i conti con la storia, con la guerra: i rinforzi, gli scavi o le trincee, le scritte misteriose (in lingua tedesca) e terrificanti sulle case occupate dai nazisti 67 anni fa.
Sono le strade della Linea Gotica: le stesse strade dove esplodevano le trappole di entrambi gli schieramenti; le medesime case che furono bombardate (come la mia) oppure i campi e i fienili dove ancora si ritrovano armi, elmetti e arnesi di quel dannato periodo.

Neanche 24 ore dopo aver pubblicato quel video raggiungo il paese di Castel D'Aiano che fu il luogo di un momento cruciale di quella guerra. La conquista di Castel D'Aiano significò praticamente l'inizio della rottura della Linea Gotica in questa zona centrale: da quel momento, con qualche ultimo combattimento, iniziò la marcia verso Bologna e Modena dei vari reparti.

Neanche 24 ore dopo, un signore troppo giovane per aver visto di persona la Seconda Guerra Mondiale, mi rivolge la parola avendomi visto interessato ad alcune note storiche su una parete e dopo qualche spiegazione mi racconta una storia del tutto simile a quella del riquadro visto ne film di Comencini. Un soldato, un disertore tedesco, che si consegna ai parenti di questo signore nella speranza che lo conducano da qualcuno come prigioniero di guerra.

Questo è il mio "revisionismo storico" di oggi: anziché negare le atrocità di quel periodo e la crudeltà umana
si può andare per un attimo dall'altra parte della Linea Gotica ma non al fianco di generali sadici e criminali bensì provare a guardare quei semplici soldati stremati dalla paura, dalle bombe, dalla fame. Si può provare a immaginare quei tanti che cominciarono a capire, se già non lo avevano fatto, che stavano difendendo un potere e non un ideale né una patria: che si stavano facendo ammazzare tutti e basta.

Altre storie mi ha raccontato quel signore, tante altre ne ho ascoltate in vita mia da chi ha visto con i propri occhi (al contrario della mia e delle generazioni successive che preferiscono leggere quel periodo attraverso il filtro di libri politicizzati).

Ho ripreso la bicicletta, dopo un piatto di tagliatelle
e sono passato a salutare il ceppo che ricorda Bob Dole: un giovanotto americano di quasi 70 anni fa che tempo dopo divenne un potente e noto senatore candidato alla Casa Bianca ma che ricorda anche un altro ragazzo, un membro della decima divisione di montagna americana che perì a Castel d'Aiano per liberare un paesino che non aveva mai visto prima in vita sua.


http://www.youtube.com/watch?v=E0HQ1Ul61hQ&feature=player_embedded








domenica 2 gennaio 2011

L'ANNO NUOVO


PRIMO GENNAIO


 


Il terzo bicchiere di spumante probabilmente era troppo

troppo per chi già aveva ecceduto a cena tra bianco e rosso.

"BUON 2011!"

Riuscii ugualmente a ballare fino a tardi: non mi sentivo male e neppure così intontito, almeno fino all'ultimo bicchiere. Il terzo bicchiere di spumante, appunto.
Pensai a Cristina, la pensai ad un'altra festa, la pensai con un altro uomo ed il dolore per un attimo mi fece dimenticare che l'anno era già finito e che un colpo di spugna avrebbe cancellato tutto: ero lì per quello, per non pensarci. Il dolore non esiste, Cristina uguale passato, Paolo uguale futuro. Pensa a te stesso, pensa a te stesso. Riparti dalla nuova vita, ricostruisci i pezzi mancanti, dai valore al tuo lavoro e alle tue passioni.
Pensa a te stesso, pensa a te stesso.

Il dolore si rinascose nel fegato, sempre presente ma più lieve, in pausa ed in agguato al tempo stesso ma riuscii a dominarlo ridendo forte e pronunciando il suo nome nella mia mente. "AH AH! E' stata une bella parentesi della mia vita! FI-NI-TA. Cristina uguale passato, Paolo uguale futuro"

Potevo continuare a ballare.
 
"BUON 2011 Elisa! BUON 2011 Mary! BUON 2011 Veronica!"

C'erano così tante ragazze lì ed io avevo speso un anno della mia vita con quella sbagliata. Alcune di quelle che stavo abbracciando in quei momenti avevano anche cercato qualche approccio con me che invece vedevo solo Lei, sempre Lei accidenti!

"BUON 2011!"  Era finito questo schifo di 2010, finito grazie a Dio!

1 gennaio 2011 a casa mia, la festa a casa mia che avevo pensato molto tempo prima. Che avevamo pensato in due.

Lasciamo perdere.

Non stavo più bene. Pensai di adagiarmi un momento in camera da letto, cinque minuti per riprendermi.
Mi addormentai in diagonale, con la testa dalla parte dei piedi che invece penzolavano a pochi centimentri dal cuscino.



Al mio risveglio era già pieno giorno. Silenzio assoluto. Solo il transito di un'automobile a pochi metri dalla mia finestra a piano terra.
Richiudo gli occhi per riaprirli pochi secondi dopo.
Non c'è nessuno.

"Che figura! Non saranno riusciti a svegliarmi e saranno andati via senza salutare."

La mia camera era come l'avevo lasciata la sera prima ma avevo dormito sotto le lenzuola,con il cuscino normalmente sotto la testa. Mi avevano dovuto persino sistemare nel letto.
Qualcuno aveva spostato alcuni oggetti nella stanza: una valigia in alto, il tappeto.
La foto di Cristina era sparita e non ricordavo di averla tolta: pensavo che nessuno dovesse aver bisogno di entrare in camera mia per cui non avevo avuto il coraggio di toglierla, non ancora
anche se non volevo lasciare prove concrete che io pensassi ancora a lei.

Feci pochi passi fuori dalla stanza e mi fermai come in un incubo. Qualcuno aveva bevuto quanto me e si era divertito un po' ovunque a spostare oggetti, togliere quadri.
Altri passi. In cucina.
Tutto era pulito. Forse Silvia, Betty mentre dormivo avevano messo a posto.
Tutto in ordine. Cominciai a guardare nei cassetti, nei pensili. Non solo era tutto a posto e pulito ma anche nel modo in cui lo avrei fatto io. Forse non ricordavo, forse sono sonnambulo.
Il frigo.
"Oh Mio Dio" dentro c'erano altre cose, altro cibo che non avevo comprato io. Ricordavo benissimo di aver finito il burro ed ora ne trovavo più di mezzo panetto. Tutto era diverso. Cosa diavolo era successo?
Può darsi fosse già pomeriggio anche se non sembrava dalla luce. Guardai la sveglia: 10.45 del mattino. Controllai l'orologio nello studio: 10:46
Pensai addirittura fosse già il 2 gennaio e qualcuno avesse mangiato in casa mia vegliandomi. Che assurdità! mi avrebbero portato in ospedale! O forse c'ero già stato? Forse non era niente di grave ed ero stato dimesso e qualcuno aspettava il mio risveglio da un momento all'altro.
Ma non c'era nessuno.
Controllai in giardino.
Nessuno.
Controllai la sveglia
primo gennaio, 2 gradi centigradi.

"BUON 2011!" pensai. Cominciamo bene. "Buon 2011....."
Osservai un attimo il calendario in cucina lasciandomi cadere sul divano ad angolo: uno dei tre mutui che stavo ancora pagando per un capriccio di Cristina.
Anche il calendario non era lo stesso: non si erano accorti che avevo già  appeso il calendario nuovo della Banca?
"Che stupidaggine" pensai guardando il numero più grande a 4 cifre
Mi avvicinai alzandomi in piedi per poter vedere bene.
Presi in mano il calendario sganciandolo dall parete e finalmente i miei occhi si spalancarono.

Corsi in camera da letto per cercare l'orologio da polso, spinsi un pulsante e il cuore mi saltò in gola.

era di certo un incubo.

Accesi la radio, girai tutte le stazioni cercando la voce di qualcuno.



"......Come avete passato l'ultimo dell'anno? Avete bevuto eh?......"
Questa frase accompagnata in sottofondo dalle note di una canzone sconosciuta attirò la mia attenzione

".....beh amici all'ascolto...per chi è già cosciente.....per chi è riuscito ad alzarsi prima di mezzogiorno..... noi siamo sempre qui a tenervi compagnia


in questo

primo

gennaio

2012




 

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