lunedì 27 aprile 2009

COME RIDEVAMO


LE BARZELLETTE DEI BAMBINI







Dopo tanto tempo mi voglio dedicare ad una delle “mie” classifiche toccando ancora una volta il tema dell’infanzia. Propongo qui la classifica delle barzellette infantili non elencando semplicemente le barzellette più celebri degli anni 80 (ovvero di quando ero bambino io) bensì quel tipo di battute, freddure e comicità proprie di quell’età che si raccontano e si raccontavano diecimila volte agli stessi compagni di classe ridendo sempre come se fossero mai sentite; con quel gusto speciale che si prova quando all’interno del gruppetto che si raccoglie in cerchio per ascoltare si aggiunge anche una sola persona che ancora non le ha mai udite prima.



A parte i colmi, e i “sai come fa un?” che raccolgo in un’ unica voce in questo elenco …… ricordo barzellette mal raccontate, con difetti ed errori nei finali che dovrebbero inibire totalmente le risate o addirittura vicende completamente inventate da chi le raccontava e quindi senza senso ma che contenevano una parola o una situazione che poteva suscitare riso (un uomo chiuso in bagno, un vampiro che non trova sangue, un mostro che ha paura)

Un classico erano i 3 tentativi (i primi due falliscono, il terzo ha successo o viceversa) che in alcune nostre interpretazioni personali diventavano 4, 5 o 6 prolungando l’attesa all’infinito. Se in genere questo prolungamento distrugge una barzelletta, a quell’età rendeva invece il tutto ancora più eccitante.

Perché da bimbi non capitava mai di dire o pensare: “E’ una barzelletta stupida” “Non mi fa ridere!” . Chiunque raccontasse barzellette era l'eroe del momento: l’importante a quell'età è ridere e vedere un compagno farlo per primo diventa sufficiente per essere contagiati tutti. Il motivo non è importante.

Forse eravamo più saggi allora.





IL FANTASMA FORMAGGINO

Evito di raccontarla, credo che la conoscano anche i muri. I soliti italiano, francese e tedesco….i soliti primi due tentativi che falliscono e l’italiano che riesce nell’impresa con un escamotage poco comprensibile ma che a scuola ci faceva molto ridere.

Il problema, riascoltandola in età adulta, è che nessuno sa in quale parte d’Italia esista la leggenda di questo fantasma. E' un problema reale perché davvero non comprendo il significato, l’ironia della barzelletta se tale personaggio fantastico non fosse già noto a tutti con questo nome al di là della storiellina. 
Se ci pensiamo l’unico motivo di riso consisteva nella rima finale che però si basa su un nome, “formaggino”, che nessuno conosce….

Per dovere di blogger devo almeno citare la ben nota e straordinaria canzone del gruppo “Elio e le storie tese” costruita intorno a questa assurda vicenda.



I NOSBARI

Un cacciatore da Safari torna ogni giorno dalla caccia (ovviamente i soliti tre giorni ovvero tre tentativi) dopo aver ucciso una lunga serie di belve tra cui i misteriosi “Nosbari”. Chissà perché gli interlocutori del protagonisti chiedono informazioni su fatti strani sempre e solo il terzo giorno....ad ogni modo alla classica richiesta tardiva di spiegazioni si scopre come i “Nosbari” siano indigeni imploranti che lui scambia per animali.

La barzelletta non è priva di humour e di senso come la precedente ma è terribilmente razzista. E’ sempre stata raccontata anche tra adulti in passato (Ormai non più, troppo inflazionata) ma credo sia un po’ sciocchina. E’ stata infine il cavallo di battaglia di un personaggio che fu regina delle barzellette infantili, una vera icona della fine degli anni ’80: Robertina di Telemike (la Tv poco politically correct di quegli anni)



MAMMA MAMMA SENZA MANI!

E’ il bambino in bicicletta che si vanta delle sue prodezze….prosegue con “Mamma mamma senza piedi” ed infine, dopo un probabile incidente “Mamma mamma fenfa denti…..”
Ogni commento è superfluo


LA RANA DALLA BOCCA LARGA

Meravigliosa barzelletta. Questo è humour per tutte le età! Dalla mia infanzia a oggi rimane una delle più carine e divertenti anche se tra adulti non si racconta più. Ci sono sempre i soliti tre, quattro tentativi con questa rana rompiscatole che si presenta ad animali della foresta molto pazienti. Lo scambio di battute finale con il leone “che mangia le rane dalla bocca larga” mentre la prima si affretta a stringere la bocca modificando la parlata è di un’ilarità incredibile. C’è anche un minimo di teatralità che richiede “mestiere” in chi la racconta.



L’ITALIANO IL FRANCESE E IL TEDESCO SULL’AEREO   ne ricordo mille versioni o meglio ricordo di averne sentite così tante tutte simili. Il finale lo sapete già: dopo che i primi due si sono gettati e quindi immolati per salvare tutti i passeggeri (pronunciando frasi in rima altamente patriottiche) l’italiano se la cava con un paracadute o qualcosa di simile e con strofe assai meno eroiche. Noi ci sentivamo più furbi di tutti gli stranieri nel sentire questi finali ma credo che le stesse storie potrebbero divertire anche francesi e tedeschi ridendo della nostra furberia da “Simpatici Mariuoli” quali in fondo (e tristemente) siamo.

La genialità creativa che ha contraddistinto la nostra storia è ora indirizzata verso l'aggiramento delle regole e l'evitare i problemi senza affrontarli. Anche nelle barzellette.


MAMMA SONO VELENOSO?

E' il serpentello piccolo alla mamma a domandarlo insistentemente. Alla fine si scopre che il motivo della curiosità è che si è morso la lingua. Simpatica e divertente.



UN UOMO ENTRA IN UN CAFFE’: SPLASH

E’ curioso come questa freddura assolutamente geniale e poi caduta in disuso dopo una popolarità storica fosse poco comprensibile dai bambini stessi che amavano raccontarla. Non che sia complessa in generale ma è di un ironia sottile, non immediata: il gioco di parole è di altri tempi perché un bambino di oggi ma anche di venti, trenta o quaranta anni fa non sa che "caffé" è sinonimo di "bar". A me divertiva la semplice immagine del signore che non poteva essere così piccolo da entrare nella tazzina....penso mi facesse ridere questo....

Un adulto la poteva raccontare solo ai tempi di Petrolini e oggi è solo usata come esempio, come battuta per antonomasia. Provate però a dirla al momento giusto, in una serata mentre i vostri amici sono già propensi alla risata e un po’ avanti con il vino…..l’effetto è devastante.



SAI COME SI CHIAMA IL MINISTRO DEI TRASPORTI CINESE? FURG – GON – CIN!

(e vari nomi curiosi associati all’origine ed alla professione del soggetto inventato)

Parlo di tuttte quelle freddure che cominciavano con “Sai come si chiama….?” E più spesso con “Sai chi è il più grande………..?”

E forse era più celebre il saltatore CIN CHAN PAY    ma il personaggio fantastico di cui sopra è stato anche recentemente citato in una pubblica conferenza da un più adulto presidente del Consiglio di una nazione europea suscitando il riso di pochissime persone che hanno conservato l’ilarità della loro infanzia o che più probabilmente hanno perso il rispetto di sé stesse per accrescere quello verso i loro superiori….

In questa categoria vorrei assimilare anche i colmi che sono davvero passati di moda tra “i grandi” negli ultimi vent’anni. Probabilmente si è esaurito il filone dai tempi di Bramieri e D’Apporto….



C’E’ UN MUTO CHE DICE AL SORDO: EHI! C’E’ UN CIECO CHE CI SPIA!

No comment

E no politically correct….. ma si rideva tanto per questa stupidaggine!



LA BARZELLETTA SPORCA

Quale sia non importa…..molte erano completamente diverse dall’originale o perché i grandi ne inventavano versioni leggermente censurate o perché non comprendendole anche in questi casi, le forzavamo noi per trovare un senso. Spesso si trattava solo di escrementi, più raramente c’erano riferimenti sessuali. Era il momento “società segreta” per noi bambini…il suono della parola finale “zozza” valeva più di tutto il testo della storiella o della sua interpretazione. La raccontava sempre il ragazzino più spettinato, casinista, indisciplinato: quello più “avanti” che aveva imparato prima degli altri il segreto di “come nascono i bambini” e che conosceva più parolacce di chiunque altro…..


venerdì 10 aprile 2009

MI RIPETO, VISTA L'OCCASIONE....

LETTERA DI PASQUA



Salve a tutti,

mi presento, io mi chiamo Pasquale
sono un agnello.

Così giovane e già tante cose da dire......
ho recitato in diversi spot per LIP, Woolite e milioni di persone mi hanno visto e si sono intenerite davanti alla mia immagine.
Quanti bambini hanno pensato: "Come vorrei un agnellino così tenero, morbido, carino, piccolo"

EPPURE:
Eppure, anche quest'anno la stessa storia: milioni di confratelli, forse anch'io.....verso un destino di sangue.

Ci allevate in spazi angusti, ci depilate a forza e infine facciamo compagnia alle patatine......

A volte mi chiedo:

1)perché le colombe sono di pasta e mandorle
e gli agnelli sono veri?

2) Abbiamo chiesto un'alternativa per Pasqua e ho sentito dire che si possono mangiare anche gli "ovini kinder".
Ma sappiate che noi compiangiamo anche i nostri fratelli tedeschi, non solo gli ovini italiani.

INSOMMA, QUEST'ANNO, FATE UN' OPERA BUONA:

Ammazzate dei conigli, si fa meno fatica e , detto tra noi, mi stanno anche un po' su.
(tra l'altro non fanno lana, hanno un'ottima carne e sono notoriamente vigliacchi)

Quest'anno, a Pasqua, uccidi anche tu un coniglio: farai felice un agnello!

grazie

Buona Pasqua


PASQUALE AGNELLO
sindacato giovani ovini